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Un documento che poteva cambiare il mondo.
Colter Shaw, il cacciatore di ricompense protagonista di una serie, per ora breve, di romanzi di Jeffery Deaver, sgominata la setta fanatica di Osiride (”Gli eletti”) è alla ricerca in questo thriller di una serie di documenti, uno in particolare, che il padre, in seguito assassinato barbaramente, aveva nascosto prima di morire in una misteriosa borsa: materiale segreto e compromettente, cercato anche da un’organizzazione criminale (la BlackBridge) che, tra l’altro, tramite una capillare rete di spacciatori, diffondeva droga in quartieri di San Francisco allo scopo di alterare la tipologia degli abitanti e favorire la speculazione edilizia: naturalmente con la strisciante connivenza di faccendieri corrotti, di politici, di frange della polizia e di alcune multinazionali. Il documento, sottratto alla BlackBridge da un agente dell’organizzazione ( pure lui assassinato), era finito nelle mani del padre di Shaw che dopo varie peripezie era riuscito ad occultarlo. Il documento, così ostinatamente ricercato, ha un’importanza fondamentale: si tratta di un emendamento dei primi anni del secolo scorso che riformava la Costituzione dello Stato e permetteva alle multinazionali di rivestire cariche pubbliche di importanza strategica, una sorta di capitalismo al potere, con tutte le conseguenze nefaste del caso. Il terremoto di San Francisco del 1906 ed il conseguente smarrimento degli atti procedurali avevano bloccato l’iter, già approvato da referendum popolare, del documento in questione: fondamentale quindi l’importanza di ritrovarlo, sia da parte di multinazionali interessate, sia da parte di Colter per impedire il sovvertimento delle Istituzioni. Il thriller diventa di capitolo in capitolo sempre più appassionante: Colter deve seguire le tracce lasciategli dal padre, le gang criminali controllano ogni suo movimento giungendo più volte allo scontro fisico e ad atti terroristici. Il nostro eroe non è solo, ha l’appoggio del fratello ritrovato e di poche altre persone fidate: teatro della vicenda è una San Francisco periferica, con i suoi quartieri controllati da bande di spacciatori, locali equivoci, aree dismesse e pericolose, con costruzioni fatiscenti, sporcizia e disperati alla ricerca di cibo e soldi. Gli agguati sono frequenti, i colpi di scena non mancano. Colter riesce anche a dedicarsi alla sua attività di base, quella di cacciatore di ricompense: una madre cerca una figlia scomparsa, che Colter ritroverà, ma sulla vicenda se ne innesterà un’altra che metterà in pericolo la vita di Colter stesso. Insomma, una trama emozionante, che coinvolge molti personaggi: tra questi, un facoltoso imprenditore, titolare di un impero finanziario, che vuole a tutti i costi impadronirsi del famoso documento e che finirà assassinato in modo rocambolesco. Naturalmente Colter e soci avranno la meglio: i misfatti della BlackBridge verranno scoperti e arrestati i responsabili. E il documento che avrebbe dovuto cambiare il mondo? Smarrito, poi ritrovato, di nuovo fatto sparire e successivamente riportato alla luce, viene messo alla fine in condizioni di non poter più nuocere a nessuno, grazie ad un magistrale ed assolutamente inatteso colpo di scena finale dovuto ad un astuto sotterfugio di Colter.
Un thriller avvincente, degno del miglior Jeffery Deaver, più solido e meglio strutturato del precedente romanzo dell’autore, “Gli eletti”, del quale è il proseguimento. Lo stile ricorda le trilogie di Don Winslow, soprattutto la trilogia del Cartello, il cui protagonista, Art Keller, assomiglia per certi versi al Colter Shaw di questo thriller. A mio parere, si riesce a cogliere una evidente differenza: nei romanzi di Winslow il lettore si sente trascinato nel vivo dell’azione, sembra quasi viverla in prima persona, mentre nei gialli di Deaver, il lettore, pur coinvolto, sembra solo spettatore di quanto accade. Probabilmente la descrizione dei luoghi e l’ambientazione più accurata anche nei particolari, inducono il lettore di Winslow a sentirsi letteralmente trasportato nel vivo dell’azione. Ciò nulla toglie alla bravura di Deaver, soprattutto nel suscitare emozioni e nel descriverci una San Francisco come raramente capita nella letteratura “thriller”.