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Quando la Giustizia diventa la più grande ingiusti
Il castello di Barbablu è l'ultimo di una trilogia di romanzi gialli di Javier Cercas, dopo Terra Alta e Indipendenza.
Melchor Marin ne è l'assoluto protagonista. Una figura che bisogna accettare così com'è, senza tante sfumature, nel bene e nel male; è un uomo dal passato controverso e contraddittorio: sua madre è una prostituta e viene uccisa una notte da un gruppo di criminali, non sa chi sia suo padre e ha un'adolescenza turbolenta, viene arrestato per traffico di droga per un cartello colombiano, ma in carcere conosce il Francese, suo compagno di cella, e con lui scopre il mondo della lettura. Si appassiona talmente tanto a I Miserabili che ne fa una filosofia di vita. E' nell’eroe Jean Valjean, ma anche nel cattivo Javert, che Melchor si riconosce, nella sua doppia natura di criminale e poliziotto, Buono o Cattivo?
Emerge chiaro in lui il conflitto tra giustizia formale e giustizia sommaria, e la domanda sorge spontanea, Giustizia o Vendetta?
Il suo avvocato difensore, cliente della madre e forse suo padre, chissà, lo prende a cuore e riesce tramite la conoscenza di un giudice a fargli ridurre la pena e a ripulirgli la fedina penale. Da quel momento Melchor si mette a studiare per entrare in polizia e ci riesce, tanto da diventare l'eroe di Cambrais per aver sgominato una banda di terroristi.
E' molto bravo Melchor, ha il fiuto dell'investigatore ed è ostinato e caparbio: oltre ad arrivare alla risoluzione dei casi che si presentano, non smetterà mai di cercare gli assassini di sua madre, così come quelli di sua moglie finchè non riuscirà a vendicarsi.
Perchè proprio questo è il suo limite, il suo concetto di giustizia, del tutto personale: laddove la legge non arriva, Melchor impone la sua «legge» .
Ne Il Castello di Barbablu, Melchor ha lasciato la polizia e dopo la morte della moglie diventa bibliotecario a Gandesa in Terra Alta, dove vive insieme a sua figlia Cosette ormai adolescente, con la quale ha tensioni e scontri continui.
Cosette scopre da sola come realmente è morta sua madre e incolpa il padre per non averle mai detto la verità. Così i due si allontanano ma durante una vacanza con un'amica a Maiorca, Cosette rimane coinvolta in una drammatica storia di abusi sessuali.
Solo la tenacia e la testardaddagine di Melchor, e non la giustizia corrotta (perchè questo denuncia Cercas), riescono a far si che Cosette torni a casa, seppur lesa nella mente e nel corpo.
L'azione personale di Melchor insieme all'aiuto degli amici di Terra Alta, fa si che sia fatta giustizia e che siano arrestati tutti i colpevoli.
Specialmente in Terra Alta il giallo per Cercas è quasi un pretesto per riflettere sui temi che gli stanno a cuore, politica, sociale, giustizia, corruzione... ma poi ci prende la mano e il thriller si fa sentire, il ritmo è incalzante, la storia è solida, e i tre romanzi, specialmente quest'ultimo, si leggono d'un fiato.
Un thriller decisamente poco convenzionale quello di Cercas, che forse non incontra il gusto di molti lettori appassionati del genere, ma che comunque va oltre la storia, e invita a riflettere su temi che influenzano pesantemente la dirittura morale di un cittadino: che succede quando la cosiddetta giustizia non ti difende più?
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Commenti
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Io avevo letto Anatomia di un Istante. Mi piace Cercas e ti dico che quando ho sentito parlare di giallo sono partita prevenuta, ma alla fine ero entusiasta.
Ti riporto una sua opinione sul genere letterario da una recente intervista fatta a lui da Giancarlo De Cataldo su Repubblica :
"Ovviamente, sono consapevole che c'è chi pensa che il genere poliziesco sia un genere minore; si tratta di un pregiudizio contro il quale è inutile combattere. L'unica cosa che posso dire al riguardo è che chi lo pensa non sa cos'è la letteratura. Semplicemente. Perché in letteratura non esistono generi maggiori o minori, ma solo modi maggiori o minori - migliori o peggiori - di usare i generi. In definitiva, ci sono soltanto due tipi di letteratura: la buona e la cattiva. Tutto il resto sono chiacchiere. Del resto, come dice Melchor in Indipendenza: "i romanzi non servono a nulla, tranne che a salvare vite"".
E vista la mia passione per il genere dopo questa sua riflessione lo apprezzo anche di più
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