Dettagli Recensione
Alla ricerca della "poesia".
La recensione contiene spoiler.
Il romanzo di Bolaño è diviso sostanzialmente in due parti: una parte, costituita dal primo e dal terzo capitolo, cronologicamente conseguenti, che vede agire in prima persona i cosiddetti “detective” Arturo Belano e Ulises Lima e il secondo capitolo, la parte centrale e più ponderosa del romanzo – occupa circa 460 delle 680 pag. complessive di cui è composto il libro – in cui i due non appaiono mai direttamente. Ambientato agli inizi degli anni ’70 Arturo e Ulises pur proclamandosi depositari di un movimento letterario (di poesia) denominato realvisceralismo fanno risalire le radici di tale movimento ad una “poetessa” di alcuni decenni precedenti, Cesárea Tinajero. Di costei però vi sono solo frammenti di ricordi, non si hanno certezze della sua stessa esistenza e sembra essere rimasta un’unica poesia che più avanti si rivelerà un semplice “enigmatico” disegno. Il primo capitolo si apre con la voce narrante del giovane Garcia Madero, giovane di belle speranze con nessuna voglia di completare gli studi di giurisprudenza cui lo zio l’ha avviato. Appassionato di letteratura, e lui stesso aspirante poeta, si avvicina al mondo di Arturo e Ulises “vergine” e con una gran fame di vita. “Perditempo”, guidato dalle sue velleità di scrittore, si aggira per la sua città tra bar, prostitute, gangster, sedicenti poeti e scrittori, insomma persone di varia e diversa umanità. All’interno di questa umanità, in questo peregrinare senza meta, affascinato da un mondo con poche regole, Garcia finisce per imbattersi anche in Arturo e Ulises nei cui confronti tutti sembrano avere una sorta di adorazione/soggezione. Il primo capitolo si conclude con la partenza di Garcia, Arturo e Ulises che scappano in auto per mettere in salvo Lupe, una prostituta in fuga dal suo magnaccia, Alberto. Il secondo capitolo costituisce la parte straordinaria del romanzo di Bolaño e si sviluppa con uno scarto temporale che arriva fino a metà degli anni novanta. In questa parte centrale il lettore sembra immerso in una bolla da cui entrano ed escono un gran numero di personaggi (un critico lo ha definito un treno da cui salgono e scendono persone). Ognuno di loro racconta il suo rapporto con i protagonisti e con la presunta, mitica fondatrice del realvisceralismo. Il fil rouge del lunghissimo capitolo è dato proprio dai ricordi dei personaggi che si affastellano in questo secondo capitolo. L’aleatorietà che circonda l’esistenza di Cesárea fa sì che gli stessi ricordi di questi personaggi si confondono tra realtà, fantasia e invenzione. Ognuno, a modo suo, descrive le vicissitudini di Arturo e Ulises in giro per il mondo contribuendo a delineare la personalità dei due. Nel terzo capitolo Bolaño torna alla fuga con cui si era concluso il primo. Fuga che nel frattempo si è tramutata in un viaggio alla ricerca di Cesárea o, quantomeno, di prove che testimonino della sua esistenza. È da questa ricerca di indizi, prove, tracce al confine tra Messico e Sud America che, a mio avviso, scaturisce il titolo stesso del romanzo. Il ritrovamento di Cesárea manda in frantumi la figura mitica che circondava la “poetessa”. A fronte di un quadro che nel corso del romanzo aveva idealizzato il personaggio, i quattro – Arturo, Garcia, Lupe e Ulises – trovano, in pieno deserto, in un paesino di pochissime case, (la città degli Assassini) una donna enormemente grassa, sciatta, intenta a lavare i panni. Nel frattempo, quasi nello stesso momento, nel paesino arriva anche Alberto, il magnaccia di Lupe, che non aveva mai smesso di inseguirli, determinato a riportare Lupe all’ovile. Ma nella lotta corpo a corpo che si sviluppa tra Arturo e Alberto interviene Cesárea che, nello scontro, perde la vita insieme ad Alberto stesso. L’immagine di Cesárea che ci regala Bolaño, in una sorta di catarsi, è una fine eroica che riscatta la deludente figura anonima che avevamo visto al momento dell’apparizione della stessa. Un cerchio che si chiude su Cesárea attraverso un percorso che dal mito svela una deludente realtà e, con l’ultimo atto di eroismo che salva Arturo e strappa Lupe dalle grinfie di Alberto, la riconsegna al mito.
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