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Clima da Guerra Fredda... negli anni 20!
L’idea di iniziare un nuovo libro di Christie mi mette sempre di buon umore, principalmente perché so cosa aspettarmi in quanto a struttura narrativa ed il suo stile mi è ormai familiare; con "Avversario segreto" la cara Agatha è però riuscita a stupirmi, perché si tratta di un genere di storia molto lontano dai suoi classici romanzi investigativi con Poirot o Miss Marple come protagonisti. Il romanzo ha un tono più affine alla spy story e per molti aspetti mi ha fatto pensare ai racconti con protagonista Sherlock Holmes.
La trama è fortemente ancorata al periodo storico in cui la storia viene scritta ed ambientata: la Grande Guerra è appena finita e Prudence "Tuppence" Cowley e Thomas "Tommy" Beresford, diventati amici proprio durante il conflitto, si incontrano a Londra per una chiacchierata; entrambi hanno problemi finanziari, non potendo più svolgere gli impieghi che li sostentavano in tempo di guerra, quindi decidono di diventare degli avventurieri ed offrire il loro ingegno al miglior offerente. I due giovani si trovano ben presto invischiati in un caso di spionaggio da cui potrebbero dipendere le sorti della nazione.
Per quanto ben studiata a livello di svolte narrative e supportata da un ottimo ritmo, la narrazione poggia troppo su degli eventi completamente fortuiti, che vengono fatti notare più volte dagli stessi personaggi come grosse coincidenze; pur apprezzando questo tipo di autoironia, non trovo corretto affidarsi in modo così palese alle fatalità. Un altro elemento di poca verosimiglianza è l'indagine portata avanti da Tuppence e Tommy, non perché quello che fanno pecchi di credibilità, ma soprattutto per il tono adottato: non ho avuto l'impressione di seguire degli adulti impegnati in un lavoro serio, quanto due ragazzini che cercano di risolvere il mistero della sparizione delle bottiglie di latte nel quartiere.
Anche lo stile risulta molto young e un po' acerbo, ed è comprensibile visto che si tratta solo del secondo romanzo pubblicato da Christie, però questo non da alla storia il clima di tensione e sospetto che ci si potrebbe aspettare. Per contro i dialoghi sono molo validi, in particolare nei momenti in cui Tuppence e Tommy si scambiano qualche frecciatina.
In generale, i due protagonisti mi sono piaciuti e ho trovato ottima la dinamica tra loro nonostante spesso lavorino singolarmente in questo romanzo. Tra i due preferisco Tuppence a mani bassissime, sia per il piglio deciso che per le sue idee anticonvenzionali, come rifiutare la mentalità vittoriana del padre o voler svolgere un lavoro, anche se considerato maschile: per i primi anni Venti è un personaggio decisamente all'avanguardia!
La mia edizione antiquata presenta qualche refuso e un paio di termini desueti, nonché una cover sempre imbarazzante che ovviamente non poteva essere cambiata per magia da quando ho letto “Poirot a Styles Court” ad adesso. Nonostante un finale abbastanza prevedibile e farcito dei soliti momenti di romanticismo forzato tipici di Christie, nel complesso è stata una lettura carina che mi ha intrattenuto, però non credo recupererò altri libri con questa coppia come protagonista.