Dettagli Recensione
Johnny il Creosoto
Lansdale è uno di quegli autori che, nel mezzo della sua prolifica produzione, alterna diversi lavori che rappresentano un piacevole passatempo e nulla più e altri che invece riescono a distinguersi e a lasciare un segno più profondo. Anche se non ai livelli di “Paradise Sky”- che ancora considero uno dei suoi libri più riusciti - “Moon Lake” è probabilmente uno di questi. Intendiamoci, stiamo comunque parlando di un thriller votato principalmente all’intrattenimento, ma lo metterei un gradino più in alto delle produzioni seriali che potrebbe produrre un Connelly, un Deaver, o lo stesso Lansdale nei suoi romanzi che hanno come protagonisti Hap e Leonard.
Le atmosfere che ci ritroviamo davanti in questo romanzo hanno tinte molto fosche, orrorifiche (un po’ alla King), così come inquietanti e disturbanti sono le vicende che ci ritroviamo a seguire, che un po’ portano alla mente quella prima stagione di True Detective che gli amanti del genere considerano un capolavoro irraggiungibile. In realtà, è possibile che Lansdale ne abbia tratto qualche spunto. Lo stile dell’autore è quello a cui ci ha sempre abituati: diretto, coinvolgente, reso anche evocativo dall’ambientazione che ha deciso di utilizzare e dunque arricchito di un elemento in più. Lansdale non sarà McCarthy o Roth, ma nella schiera di autori tra i quali viene collocato ha un qualcosa in più che lo pone su un gradino più alto.
Ma di cosa parla “Moon Lake”? Al centro della storia c’è proprio il lago, che molti anni prima ospitava la vecchia città di Long Lincoln, nella quale i genitori del protagonista si sono conosciuti. Un giorno, non senza preavviso ma comunque con disinteresse per le vite di chi abitava la città, le dighe vengono fatte saltare e la città viene sommersa così che New Long Lincoln possa sorgere. Tuttavia, i fantasmi di coloro che sono morti (non prendetemi in maniera letterale, non del tutto) non rimarranno sul fondo di quelle acque nere e sulla città nuova aleggeranno sempre i misteri che riguardano i responsabili di questo genocidio; un genocidio che verrà arricchito da una serie di morti che, durante gli anni, diventeranno una costante ma saranno sempre avvolte dal più profondo silenzio. La narrazione avrà inizio con la decisione del padre del protagonista di caricare le valigie in auto e andar via insieme a suo figlio, salvo poi mostrare le sue vere intenzioni: gettarsi in fondo al lago e porre fine a quella vita che, da quando sua moglie è andata via, si è svuotata di senso. Il piccolo Daniel verrà salvato da Ronnie, un’adolescente di colore, e starà a casa sua per il tempo necessario ad affezionarsi alla sua famiglia e innamorarsi della ragazza. Ma New Long Lincoln è un luogo pieno di pregiudizi razziali e dunque Daniel sarà costretto a trasferirsi da una zia con la quale non ha mai intrattenuto rapporti.
Il grosso della storia, tuttavia, si incentra sul ritorno di Daniel a New Long Lincoln, da adulto. I fantasmi del passato riemergeranno ma assumeranno una consistenza, e le ombre che si celano dietro i misteri della città dei volti, i quali ruotano intorno all’inquietante figura simbolica di Johnny il Creosoto.
Chi è amante del genere, secondo me lo gradirà.
“Siamo esattamente questo. Lasciate che vi dica cosa siete voi due, invece. Due esseri insignificanti. Incastrati in una trappola di morale, etica e luoghi comuni. Una specie di vetrina addobbata della vita. E lasciate che vi dica anche cos'è la vita. La vita non è altro che sopravvivenza. Darwin non ha scoperto che l'empatia ci ha aiutati a sopravvivere, ha scoperto che i più forti e i più determinati ci hanno permesso di sopravvivere.”
Commenti
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esatto, era precisamente ciò che volevo esprimere. Se volessi scegliere un'opera da leggere per diletto, sceglierei sempre un Lansdale piuttosto che un Deaver, per esempio: proprio perché offre una qualità più elevata e anche un minimo di varietà dalle solite storie trite e ritrite che spesso questi autori ci propongono solo con salse diverse. Certo, Lansdale ha scritto romanzi di scarso valore, così come un Deaver ne ha scritti di memorabili (come "Il collezionista di ossa"), ma se mi trovassi a scegliere andrei sempre dritto sul primo.
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Come sempre, una recensione molto equilibrata, pertanto assai utile.
Non ho mai letto il famoso autore, ma un po' mi incuriosisce. Tu c'informi che qui siamo quasi al meglio della sua produzione; si tratta però, ci dici, che si tratta pur sempre di un romanzo di intrattenimento, di una narrazione ' di genere ' e citi pure l'opera 'capolavoro' dello scrittore.
Pur non amando i 'romanzi di genere' , tengo in considerazione queste informazioni, perché ho intuito che si tratta di un autore in cui il lettore possa trovare un qualcosa in più rispetto ai soliti romanzi commerciali anche di successo.