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Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe
 
Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe 2022-02-11 16:41:53 Mian88
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    11 Febbraio, 2022
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Casalinghe e vampiri disperati

«I vampiri sono i primi serial killer, privi di tutto ciò che ci rende umani: non hanno amici né famiglia, radici o figli. L’unica cosa che hanno è la fame. Mangiano e mangiano, ma non sono mai sazi. Con questo libro ho voluto mettere a confronto un uomo emancipato da ogni responsabilità, tranne i propri appetiti, e le donne le cui vite sono plasmate da una serie infinita di responsabilità. Ho voluto contrapporre Dracula a mia madre. Come avrete modo di vedere, non è una lotta ad armi pari.»

O si ama, o si odia. Non ci sono tante vie di mezzo per questa opera a firma Grady Hendrix che già dal suo titolo è decisamente fuorviante e le cui parole sono già dalla nota autore chiaramente significative. Sin dalle prime pagine siamo trasportati in una America del Sud bigotta e fatta di qualunquismi. Conosciamo Patricia Campbell che vive una vita tra un marito troppo impegnato con la carriera per ricordarsi che esiste, dei figli ciascuno con una propria età e forza caratteriale critica e una suocera in costante bisogno di aiuto. Nel complesso Patricia è sempre in ritardo e fa parte di un gruppo di lettura per casalinghe che si concentra sul giallo e il true crime. Gruppo di lettura a cui giunge dopo un esperimento fallimentare presso un altro team completamente impostato sulle scelte dell’organizzatrice. Un giorno come un altro Patricia subisce una aggressione nel giardino di casa, una sera in cui altro non stava facendo che espletare le canoniche funzioni domestiche post cena. Sembra quasi un sogno questa parte del racconto all’interno del quale ella viene letteralmente azzannata dalla vicina che non sopravvive a quella malattia che sembra averla portata alla pazzia. Patricia si sente tuttavia in dovere con il nipote della donna, James Harris, sopraggiunto da poco in città e che conosce in circostanze altrettanto improbabili (sussegue, essendo la protagonista, ex infermiera una gag o presunta tale in cui al primo incontro cerca di rianimare l’uomo credendolo passato a miglior vita). Da qui ha inizio una forte attrazione verso questo. Un magnetismo esercitato dai suoi modi ma che è al contempo avvalorato da tutta una serie di misteri che ruotano attorno alla sua figura. E sia chiaro, chi è il cattivo in questa storia è più che evidente sin dalle prime battute. Il sopraggiungere poi della sua presenza si concilia con misteriose sparizioni che hanno luogo all’interno della cittadina e che riguardano persone di colore ma anche con altrettante situazioni che toccano da vicino la famiglia della Campbell. Donna che con il tempo finirà con l’essere additata come folle, malata mentale, persona squilibrata. Tanto che nemmeno il marito le crederà o difenderà dai sospetti, dal vociferare, dal tutto quello che per effetto diretto o indiretto la vedrà coinvolta.

«Un lettore vive di tante vite. Chi non legge ne vive solo una. Ma se ti accontenti di fare ciò che ti viene detto e di leggere quello che altri pensano tu debba leggere, allora non sta a me impedirtelo. È solo che lo trovo triste.»

Fin qui tutto potrebbe sembrare alla fine dei conti “quasi regolare”. Un titolo fuorviante, per un volume con un inizio volto a dimostrare una realtà americana bigotta e retrograda, un mistero da risolvere e l’idea di un possibile vampiro a fare da retroscena. Ingredienti, questi, non nuovi alla narrazione contemporanea. Tuttavia, “Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe” non si limita a questo e dopo circa duecento pagine buone di tira e tira, che portano anche il lettore a perdere in parte di interesse, abbandona completamente i panni del romanzo giallo dalle possibili tinte fantasy per abbracciare una versione letteraria dello splatter. Con scene crude alla King, con scene macabre descritte con dovizia certosina che portano il conoscitore a domandarsi anche il perché di tutto ciò. Non tanto e solo per l’entità di quanto accade ma proprio per il perché di ciò. A questo punto subentra anche la curiosità del capire dove Grady Hendrix voglia andare a parare e da qui l’unica vera ragione che spinge a concludere questa corposa lettura di 445 pagine. Che non sarebbero nemmeno tante se prospettate ad altri titoli ma che possono diventare infinite se queste casalinghe non fanno breccia nel cuore.
Assistiamo anche a un salto temporale che ci porta a “tre anni dopo” l’inizio delle vicende e a un epilogo che lascia soltanto tanta tanta amarezza. Come dicevo, o si ama o si odia. Certamente degno di nota il messaggio di fondo volto a descrivere una società contemporanea americana molto retrograda, basata sulle apparenze, consuetudini e discriminazioni e difficilmente, allo stato degli atti, modificabile. Tolta però la riflessione relativa alla condizione femminile, sociale, razziale, alla violenza maschile e a quello che può essere definito un fascino oscuro verso il crimine, restano molti dubbi. Dubbi a cui si aggiunge una prolissità non indifferente ma non necessaria. Il risultato sarebbe stato certamente più incisivo e piacevole sfoltendo e tagliando soprattutto su capitoli di secondo piano e che rallentano all’inizio la partenza, nella parte centrale lo sviluppo e nell’epilogo le sorti di quello che è un finale tutto sommato aperto.

«D’altro canto, mi sono trasferito qui perché siete tutti così stupidi. Vi fidate di qualcuno purché sia bianco e abbia i soldi.»

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