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Gli elefanti hanno buona memoria
 
Gli elefanti hanno buona memoria 2022-01-20 19:19:40 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    20 Gennaio, 2022
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Finché il passato ritorna

Gli elefanti del titolo, per immediata metafora, assumono le sembianze di chiunque possa rivelarsi prezioso laddove ci sia da risolvere un enigma di tempi lontani.
Quell’enigma è, con ogni probabilità, un omicidio-suicidio: in un nefasto pomeriggio, sulla scogliera, Lady Ravenscroft e suo marito Alistair si tolsero la vita con una delle pistole regolarmente detenute dall’uomo. Una coppia di persone in là con gli anni, resa completa da un amore reciproco e duraturo nel tempo. Eppure…
Molti anni dopo il ricordo della tragedia viene fuori all’improvviso, durante uno di quei convegni letterari che la giallista Ariadne Oliver non ama particolarmente, e che tuttavia non può “scansare”. Una signora dall’aspetto imponente, che si dice sua appassionata lettrice, riesce ad attirarla a sé e, di punto in bianco, inizia ad interrogarla su quella storia (con un fine preciso, si vedrà poi), catturandone la curiosità. Una curiosità che – Ariadne Oliver se ne rende conto più tardi – solo un suo caro amico potrebbe riuscire a soddisfare: l’investigatore belga Hercule Poirot.

“Gli elefanti hanno buona memoria” è un libro del 1972, uno degli ultimi che Agatha Christie dedica al suo personaggio.
E’ evidente lo sforzo di cercare un canovaccio nuovo rispetto a quanto già scritto in precedenza, e così l’autrice decide di porre “in differita” il celebre detective di fronte al delitto: la vicenda ha avuto il suo compimento decenni prima, e all’epoca la polizia non ha saputo ricostruirla se non come un omicidio-suicidio (probabilmente) compiuto dal generale Alistair Ravenscroft.
Oggi che Celia, figlia delle due vittime, sta per sposarsi, ha bisogno di sapere la verità. Ed è per il futuro di due giovani innamorati che Hercule Poirot accetta quella “caccia agli elefanti”, indispensabili per portare alla luce la sorte dell’altra coppia, vissuta tanti anni prima.

Non una delle migliori avventure del nostro (anzi, a volerla dire tutta, una storia abbastanza sotto tono rispetto alle sue indagini più note): come una sorta di lista di testimoni declinata al di fuori di qualunque aula di giustizia, si alternano di fronte a Hercule Poirot e ad Ariadne Oliver vari personaggi che possono ricordare qualcosa dei fatti dell’epoca.
Alla fine, il puzzle si ricompone in un dramma struggente, ma non in un’indagine avvincente.

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Commenti

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Peccato, devo dire che Ariadne Olivier mi piace molto come personaggio. L’ho incontrata mi sembra un “Fermate il boia” e forse anche in un altro volume e mi fa sempre molto sorridere.
In risposta ad un precedente commento
Rollo Tommasi
23 Gennaio, 2022
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Immagino tu sappia che (con la sua passione smodata per le mele) la Oliver è l'alter ego dell'autrice, giusto? ;)
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