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Billy l'infallibile
King torna al thriller (con un paio di graditi riferimenti autoreferenziali al soprannaturale), costruendo una storia stratificata su più livelli. La narrazione è curata nel dettaglio con i vari step intersecati in modo ineccepibile, mirati a creare una forte empatia con il protagonista nonostante questi, per vivere, faccia fuori la gente. L'autore con mestiere invidiabile investe Billy di un valore morale fuori dal comune, dimostrato nella fase "esecutiva" esclusivamente riservata a criminali rei delle peggiori azioni. Non siamo quindi di fronte ad un santo, il protagonista pesa le altrui malefatte ma in fin dei conti a sua volta dispensa dolore. Tuttavia il suo background, tra infanzia negata e orrori iracheni, lo rende quasi eroico agli occhi del lettore, con un feeling destinato ad aumentare con l'entrata in scena della giovane Alice, eletta a mezzo salvifico attraverso cui raggiungere la piena espiazione. Il romanzo è anche un'ode al potere terapeutico della lettura e della scrittura con il protagonista intento nella stesura delle sue memorie, aggiungendo così una storia alla storia. Lo stile del Re è al solito inconfondibile: sempre ordinato, minuzioso e avvincente: svaria tra momenti di riflessione ed altri più action con annessi colpi di scena ben piazzati. Una forzatura sul finale, più l'epilogo scontato, sono magagne perdonabili nell'ambito di un romanzo in cui il confine tra bene e male è difficilmente percettibile.