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Anche il revisore sarà in vacanza
Se ho imparato qualcosa quest'anno in merito ai miei gusti come lettrice è che le autrici britanniche di thriller non otterranno mai più di una sufficienza risicata da parte mia. In compenso, riesco sempre a divorare i loro libri in pochi giorni, quindi per lo meno non diventano letture pesanti o noiose; dopo le varie Douglas, Hawkins e Paris, non so però se devo continuare a tentare nella speranza di trovare prima o poi una valida autrice oppure abbandonare definitivamente questa nave.
"La moglie imperfetta" si ambienta nella provincia inglese dei giorni nostri ed ha inizio l'ultimo giorno di lavoro della protagonista, la docente Cassandra "Cass" Anderson: di rientro da una piccola festa tra colleghi, la donna vede un'auto stranamente ferma sotto il nubifragio su una stradina fuorimano; solo il giorno seguente verrà a sapere che a bordo si trovava una donna brutalmente assassinata. Questo evento da il via ad una serie di paranoie che tormenteranno Cass durante i mesi seguenti, resi ancora più difficili da svariate dimenticanze che la portano a pensare di soffrire di demenza precoce come la madre.
Vista la trama, mi aspettavo che una buona fetta della storia ruotasse attorno ai tentativi, magari goffi ed amatoriali, della protagonista per far luce sull'omicidio al quale ha quasi assistito, invece la narrazione tocca questo aspetto solo a tratti; il delitto diventa quindi solo uno dei tanti episodi che contribuiscono a spaventare Cass e renderla sempre più insicura sulla condizione della sua psiche. In parte, questo mi ha delusa, però ritengo possibile che la "colpa" sia della sinossi proposta da TEA, un po' fuorviante (come anche il titolo!).
Dal punto di vista del ritmo, aspetto fondamentale in un thriller, questo romanzo è impeccabile: non ci sono momenti morti o scene fiacche, e questo diventa ancor più evidente nella parte finale. Va però detto che ci sono parecchie ripetizioni, cioè passaggi in cui si presenta una medesima dinamica con qualche dettaglio modificato: ad esempio, in una scena Cass non riesce a far funzionare la lavatrice e pensa di averlo scordato a causa della malattia, poi lo stesso episodio si ripete con il microonde e con la macchina per il caffè.
Un altro aspetto non troppo riuscito è la risoluzione del mistero, che risulta davvero palese e simile a dozzine di altri romanzi di questo genere. L'autrice non cerca neppure di rendere più misterioso l'intreccio, perché le cose di cui Cass si dimentica non sempre vengono narrate, ed è quindi semplice capire quali siano vere e quali no. Lo stile di Paris poi non ha nulla di particolare, sembra quello di uno scrittore alle prime armi: non cerca di compiere alcuno sforzo per rendere la narrazione personale o evocativa, si limita a riportare i fatti in modo diretto; i suoi limiti si notano anche nei dialoghi, spesso vuoti oppure artificiosi, e la traduzione italiana non aiuta di certo.
Oltre all'eccellente ritmo, ritengo che l'aspetto più riuscito sia la caratterizzazione della protagonista. Cass non è sicuramente perfetta e in più di un'occasione commette sbagli imbarazzanti, però riusciamo sempre a vedere le motivazioni condivisibili e verosimili delle sue azioni. Nel complesso, seguire il suo punto di vista mi ha intrattenuto molto e l'ho reputata genuinamente simpatetica.
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