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Allegoria dell'eterna lotta tra bene e male.
John Grisham, famoso soprattutto per i suoi legal thriller, rispolvera in questo romanzo la figura di Lacy Stoltz, membro della Commissione Disciplinare Giudiziaria della Florida, già protagonista del giallo “L’impostore” del 2014. E’ un filone narrativo che si discosta dai consueti romanzi dello scrittore, nei quali dibattiti processuali e vicende giudiziarie costituiscono gran parte della narrazione. Qui invece Grisham ci presenta un vero e proprio thriller dal ritmo incalzante: il colpevole questa volta è un giudice, Ross Bannick, nelle vesti di un lucido e freddo serial killer, un uomo apparentemente insospettabile, stimato dai colleghi, che riesce a nascondere un passato tormenrtato. Abusato da ragazzo, incapace di rapporti normali con l’altro sesso, si trasforma anno dopo anno in un soggetto sociopatico, cova sentimenti di vendetta contro chiunque l’abbia sottovalutato o deriso o comunque gli si opponga per i più svariati motivi. Ha una lista di persone da eliminare, e la sua vendetta giunge puntuale e inaspettata anche a distanza di anni, e sempre con le stesse modalità: un cappio di nylon al collo, con nodo particolare, dopo sfondamento del cranio con una sfera di acciaio. Il killer, per altro dal comportamento professionale cristallino e rispettabile, non lascia tracce dei suoi delitti e le indagini cadono dopo anni nel dimenticatoio. Ma c’è una donna, Jeri Crosby, che non dimentica l’assassinio del padre, vittima del killer, della cui identità è certa. Contatta la Stoltz e tenta tra mille difficoltà di coinvolgerla nella ricerca di prove: questa dapprima tentenna, poi, quando diventerà direttrice pro tempore della Commissione Disciplinare, inizierà ad indagare. Il romanzo entra nel vivo, anche il killer, sempre all’erta, inizia ad insospettirsi: intercettazioni, spionaggio informatico sofisticato, lettere anonime, reperti occasionali, tracce di impronte digitali, è tutto un susseguirsi di indagini sia da parte della Stolz che del killer, che si sente braccato e teme di perdere l’invulnerabilità che si era costruito anno dopo anno. Una serie ben congegnata di colpi di scena porta allo scontro fatale tra i due, che prelude ad un finale sorprendente ed inatteso, degno veramente della penna di un grande scrittore.
In conclusione si può affermare che forse è uno dei romanzi più riusciti di Grisham, avvincente, senza pause, ricco di suspence, con personaggi, anche quelli secondari, descritti con grande maestria. Lo scrittore riesce a presentarci con grande verosimiglianza un personaggio, quello del killer, che riesce ad affrontare con lucidità e freddezza il suo comportamento ambiguo, affrontando la professione di giudice con straordinaria tranquillità e sicurezza e nel contempo eliminando con spietata crudeltà e senza alcun rimorso le vittime designate .
Il pensiero corre, per analogia, a quel grande capolavoro senza spazio né tempo di Stevenson, “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” della fine Ottocento, ambientato nella Londra vittoriana, in cui il caso di sdoppiamento della personalità illumina, come nel romanzo di Grisham (si parva licet…), la forza del bene e del male nella natura umana.
Pur con qualche incongruenza e forzatura, il romanzo di Grisham assume un significativo valore allegorico nell’eterna lotta tra i due estremi, che si risolve non di rado senza vinti né vincitori.