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La lunga marcia
 
La lunga marcia 2021-12-20 10:57:11 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    20 Dicembre, 2021
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Una lettura sfiancante

A differenza di quanto potrebbe suggerire il voto medio che ho assegnato, la lettura de "La lunga marcia" non mi ha lasciata affatto indifferente; penso anzi sia un libro che spinge molto a riflettere, portando avanti tematiche ancor oggi attuali. Una buona idea alla base quindi non manca, ma lo svolgimento non convince appieno: in sostanza leggere questo romanzo mi ha decisamente provata e messa a disagio, e non sempre per i motivi giusti.
La narrazione ci porta in una versione distopica (almeno per l'epoca in cui King ha iniziato la stesura del romanzo) degli Stati Uniti; gli elementi di world building non sono tanti, anche perché la storia si concentra volutamente su altro, ma possiamo intuire che la repubblica sia stata rimpiazzata da una dittatura militare al cui vertice si trova la figura del Maggiore, uomo autoritario e imperscrutabile. In questa realtà parallela, ogni due anni si svolge la Lunga Marcia, a metà tra una gara di resistenza mortale ed un gioco a premi televisivo: cento ragazzi marciano senza sosta partendo dal confine con il Canada e dirigendosi verso Boston, chi si ferma viene fucilato sul posto mentre l'ultimo a rimanere in piedi potrà chiedere qualunque cosa, diventando una sorta di eroe popolare.
La trama non si spinge oltre questo concetto di partenza, infatti nel testo ci si limita a seguire lo svolgimento della Marcia attraverso il punto di vista di Raymond "Ray" Davis Garraty, un sedicenne che viene spesso appellato come "il beniamino del Maine". A rendere più dinamica una narrazione altrimenti vincolata dall'evento (non propriamente) sportivo ci sono alcuni flashback che ci raccontano la vita di Ray oppure il passato dei Marciatori ai quali si avvicina; anche alcuni elementi relativi all'ambientazione vengono forniti durante la storia, permettendo così al lettore di farsi un quadro sufficientemente chiaro del mondo di cui legge e delle sue regole.
Nel complesso reputo ben sviluppato il concetto alla base, specialmente per come King descrive l'atteggiamento dei cittadini nei confronti della Marcia: nessuno si scandalizza per il massacro di un gruppo di adolescenti, anzi le persone sono attratte in modo veramente morboso da questo evento, arrivando perfino a parteciparvi come fosse una parata gloriosa. La folla, che si fa via via più numerosa ed eccitata con il proseguire della competizione, ha dei comportamenti tanto opposti quanto affini, perché da un lato osanna il vincitore e cerca di ottenere dei "trofei" dai Marciatori, mentre dall'altro è pronta all'insulto, al disprezzo, e ovviamente a piazzare qualche scommessa. Le telecamere non sono presenti quanto mi sarei aspettata, ma la scelta di preferire un pubblico "dal vivo" rendere ancor meglio l'idea della fascinazione per la morte.
Questa attrazione malata, e autodistruttiva, viene posta anche come motivazione dell'iscrizione dei Marciatori, ed è un aspetto che non mi ha convinta per nulla: a parte un caso molto specifico, sembra che nessuno di questi ragazzi abbia una ragione concreta per partecipare. Non pretendevo che tutti fossero lì per diventare ricchi, ma mi sarei aspettata un po' di sforzo nel caratterizzare le loro vicende, almeno per quelli più importanti. Nei primi capitoli pensavo perfino fossero costretti, visto che nessuno di loro sembrava avere un obiettivo reale! Tutto ciò rende ovviamente molto difficile empatizzare con loro, nonostante la sorte orribile che li attente, e in questo senso l'unico che mi sento di salvare è Stebbins.
Ma questo non è il solo motivo per cui i personaggi risultano lontani al lettore: visto il contenuto, questo è indubbiamente un romanzo rivolto ad un pubblico adulto, ma i Marciatori sono ragazzi giovani e come tali si comportano, ottenendo così ancor più distacco ma soprattutto disagio. King inserisce infatti dozzine di riferimenti sessuali, quasi sempre fuori luogo e che ho trovato ancor più indesiderati se si considera che i protagonisti hanno tutti sui sedici anni. Un trattamento ancora peggiore è quello riservato ai neri, agli omosessuali e alle donne, divise nettamente tra le fidanzate dei Marciatori (sante immacolate, e quindi frigide senza ragione) e le spettatrici infoiate, che vorrebbero praticamente saltare loro addosso.
Mi rendo benissimo conto che questo libro è ormai datato, ma non per questo posso forzarmi ad approvare una visione così (mi auguro!) superata della realtà.

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