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Un’indagine a cuore aperto
Terry McCaleb era un ottimo agente speciale della FBI, specializzato nell’identificazione e cattura dei criminali seriali, ma proprio la troppa passione che metteva nel suo lavoro (anzi, nella sua missione contro il “male”) gli ha giocato un bruttissimo scherzo: il suo cuore non ha retto. Fortunatamente, dopo due anni di angosciosa attesa, quando ormai gli restava poco da vivere, si è presentata l’occasione di ottenere un trapianto con un organo compatibile, impresa assai difficile data la rarità del suo sangue (AB con CMV negativo). Otto settimane dopo l’operazione sta lentamente riprendendo le forze, quando, sulla barca in cui ha deciso di andar vivere, si presenta Gaciela Rivers, la sorella della donna da cui ha ricevuto il cuore. La giovane donna gli dice che lui è vivo solo grazie al fatto che sua sorella, Gloria Torres, è stata freddamente uccisa mentre faceva compere in un minimarket, per Raymond, il suo bambino. In pratica gli fa capire che dovrebbe sentirsi in debito con lei e, per tale motivo, dovrebbe contribuire a scoprire chi sia stato a commettere quell’atroce delitto, giacché la polizia di Los Angeles sembra aver rinunciato a risolvere le indagini.
McCaleb è in pensione e non ha neppure la licenza di investigatore privato, ma si sente effettivamente coinvolto e comincia a indagare, disattendendo pure gli ordini perentori della sua cardiologa. Purtroppo i due agenti della polizia di Los Angeles a cui è stata affidata l’indagine fanno di tutto per non assecondarlo. Per sua fortuna trova appoggio in Jaye Winston, agente dell’ufficio dello sceriffo di contea, che si è occupata di un omicidio molto simile, anzi, troppo simile per non essere collegato: quello di Jim Cordell, un ingegnere trucidato mentre stava ritirando un po’ di contante da un bancomat. Così, con tutte le difficoltà della situazione, McCaleb procede nelle ricerche, tra false piste e intuizioni, lottando contro un assassino astuto e cinico, ex colleghi poco collaborativi, quando non ostili, ma soprattutto con un fisico (il suo) che non può sopportare fatiche e stress eccessivi.
Un romanzo poliziesco supera una vera prova di forza se continua a restare avvincente e godibile anche se chi lo legge ne conosce, a grandi linee, gli sviluppi della trama e non resta sorpreso dagli eventuali colpi di scena disseminati lungo il racconto.
Nella fattispecie, io ricordavo abbastanza bene l’ottimo film omonimo con Clint Eastwood, tratto con parecchie libertà dal romanzo di Connelly. Inoltre ho letto di recente quello che può essere considerato il seguito della storia, una sorta di “cosa è accaduto poi…”. Quindi non mi aspettavo soverchie sorprese. Tuttavia l’abilità di questo A. sta proprio nel saper calare l’ascoltatore nelle sue atmosfere, senza che la curiosità per l’evolversi della trama gialla sia l’unico stimolo a proseguire la lettura. A Connelly importa soprattutto descrivere le persone, e la figura di MaCaleb, che lotta contro le limitazioni impostegli dal suo corpo malandato, è di una umanità disarmante e, talvolta, pure commovente. Ne viene disegnata a tutto tondo la personalità e le intime sensazioni, in particolare lo sconcerto di fronte alla cattiveria che lo circonda, che non gli consente di disinteressarsi della cosa e pensare solo alla salute. La tenacia con cui procede, contro tutte le difficoltà che gli si frappongono, ne fa un personaggio di enorme sensibilità e simpatia. Pure le difficili, precarie condizioni dei pazienti cardiochirurgici sono descritte con tale intensità da renderci pienamente empatici della situazione. Meno caratterizzati, forse, i comprimari, ma l’A. riesce con poche frasi a rendere vivi e palpitanti anche questi ultimi, vittime comprese, con i loro pregi, difetti e peculiarità. Forse quelli più in ombra sono proprio i poliziotti, dei quali conta soprattutto l’efficienza o l’inadeguatezza nel difficile impegno investigativo.
Complessivamente, dunque, si tratta di un ottimo romanzo, ben scritto con stile fluido e accattivante da cui, per buona giunta, si percepisce pure l’amore di Connelly per la sua Los Angeles che viene descritta con toni a volte mesti e dolenti (per lo smog, il convulso caos e la criminalità che l’affliggono) ma sempre con l’affetto incrollabile di un figlio.
Insomma Connelly, al solito, non delude e le sue pagine sono qualcosa di più che l’ennesima riproposizione (per vero ben raccontata) di un’indagine poliziesca con gli enigmi a essa connessi.