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Mi chiamo Mila e questo è il mio viaggio.
E’quasi terminata una lunga giornata lavorativa quando, la nostra anatomopatologa, si accorge che nella cella frigo c’è qualcosa di sospetto. Dall’abisso della morte si risveglia una donna. Occhi terrorizzati incontrano quelli di Maura, incutendole a sua volta un terrore senza fine.
La storia fa un salto temporale. Siamo nel deserto messicano, e in un furgone bianco viaggiano sette ragazze dell’est e la diciassettenne Mila. Verranno rapite e rinchiuse per essere usate nel giro della prostituzione violenta.
“Sbarre alle finestre. Un lucchetto alla porta. Non servivano per tenere alla larga gli intrusi. Quel lucchetto serviva per tenere dentro qualcuno.”
Nel gruppo anche Olena, insieme alle altre protagonista di una storia terrificante, raccontata in prima persona proprio da Mila.
Sul loro cammino incontreranno Joe e in modi diversi arriveranno a Boston…
“Mila sa.”
Il romanzo si discosta molto dai precedenti di questa autrice, non è la solita trama, non è la solita scena del crimine e non sono i soliti efferati omicidi, sembra più un racconto di cronaca nera molto dettagliato e fortemente violento, e per l’attualità dei temi trattati, mi colpisce così duramente che in alcuni passaggi non ho potuto trattenere le lacrime per la rabbia e l’impotenza e l’ingiustizia.
La storia non ruota attorno a Maura e a Jane, anche se la loro presenza è costante e seguiamo le loro vicende personali, soprattutto l’evolversi della vita della detective e della sua famiglia. L’intervento di quest’ultima si rivelerà come al solito rischioso ma fondamentale.
Trovo che questo sia il suo migliore romanzo, non solo perché esce dai suoi soliti schemi, ma è anche un thriller abbastanza intricato; accade un fatto che si intreccia con un altro e il tutto è molto ben raccontato. L’incipit crea la giusta suspense e per tutta la lettura seguiremo le tracce di una misteriosa donna.
Jane, Detective della squadra Omicidi, dipartimento di polizia di Boston e Maura, medico legale, sono in ombra “per una buona causa”.
“Il dado è tratto.”
Buone prossime letture a tutti.