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Molto più di un mystery
Dire che avessi alte aspettative su questo romanzo sarebbe un garbato eufemismo: tra dozzine di recensioni positive e la presenza di un tropo per il quale stravedo, mi aspettavo una lettura che raggiungesse le cinque stelline in tranquillità. Purtroppo non è andata esattamente così, però "Le sette morti di Evelyn Hardcastle" si è dimostrato comunque un'ottima lettura sul piano dell'intrattenimento.
L'idea alla base mi sembrava eccellente: Aiden Bishop, il nostro protagonista, deve risolvere un giallo in pieno stile Agatha Christie, rivivendo la giornata dell'omicidio da otto punti di vista, così da mettere assieme le informazioni ottenute dai diversi testimoni. Anche l'ambientazione è un tributo alla Regina del Giallo: siamo a Blackheath House, una tenuta signorile nella campagna inglese degli anni Venti, durante un ritrovo di persone appartenenti alla buona società impegnate in oziose partite di scacchi, battute di caccia e passeggiate nel parco. Oltre al nostro protagonista, tra potenziali assassini e testimoni inconsapevoli, si muovono altri due personaggi con il suo medesimo obiettivo: risolvere il giallo attorno alla misteriosa morte di Evelyn Hardcastle, primogenita dei padroni di casa.
Come già detto il risultato è una narrazione ben ritmata e davvero scorrevole, che tiene incollati alle pagine. Lo stile di Turton è abbastanza ricercato, senza per questo sembrare pedante; l'unico aspetto sul quale trovo da ridire è l'utilizzo eccessivo di metafore. La parte investigativa è gestita in maniera eccellente e, salvo qualche piccola lacuna, risponde a tutti gli interrogativi della storia; mi sento di approvare anche il protagonista e i suoi "ospiti", che vengono analizzati tutti con grande attenzione, permettendo al lettore di notare come ognuno di loro contribuisca ed influenzi le azioni di Aiden.
Meno bene la caratterizzazione degli altri personaggi, in particolare gli altri partecipanti alla "gara" per i quali sarebbe stato necessario molto più spazio, infatti nel finale si è quasi insensibili al loro destino. Il problema più fastidioso è però il lato fantascientifico, che diventa sempre più importante con il procedere del romanzo: si notano parecchie incongruenze, anche al di fuori delle menzogne dette dai personaggi, in particolare quando diventa chiaro che gli eventi possono essere alterati. La risoluzione finale poi risulta godibile solo se ci si concentra sulla parte mystery accantonando completamente gli elementi sci-fi, che vanno a contraddire la soluzione stessa del giallo.
Voglio spendere infine due parole sulla questione del fat shaming. Uno degli "ospiti" nel cui corpo si trova a vivere per un giorno il protagonista è una persona in sovrappeso e questo aspetto nel testo viene rimarcato in continuazione, sia durante quella specifica giornata, sia in seguito. Ero al corrente di questa problematica, ma devo ammettere di averla comunque percepita nettamente durante la lettura. Pur essendo convinta che si tratti di un errore in buona fede, trovo sia indubbiamente sintomo di modo di discriminare interiorizzato: il protagonista nota difetti anche negli altri "ospiti", ma neppure nei casi peggiori (uno di loro è uno stupratore seriale, per fare un esempio) ci si sofferma così tanto e spesso. Ci tenevo a segnalare questo dettaglio perché potrebbe risultare un trigger per alcuni lettori.