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Andare a caccia di vampiri è ultra-romantico
Mi ci sono voluti quattro tentativi e una quindicina d'anni ma alla fine sono riuscita a completare la lettura de "Il discepolo", romanzo che mescola insieme tanti generi diversi per poi calarli abilmente in un'autentica atmosfera dark academia. Infatti, pur essendo principalmente un mystery, il titolo presenta parecchi elementi del romanzo storico, familiare e di formazione, oltre ad una non trascurabile parentesi romance e spunti fantastici assortiti.
La narrazione copre un arco temporale di parecchi decenni del Novecento e spazia in diversi Stati europei, oltre ad avere una struttura complicata (a tratti senza che ce ne sia realmente motivo): la storia inizia infatti dall'anonima narratrice che ricorda di quando, in giovane età, ritrovò dei documenti misteriosi nella biblioteca del padre; questo porta l'uomo a confidarle dei dettagli del suo passato, in particolare in relazione alla scomparsa del suo relatore e mentore. Quest'ultimo introdurrà una terza linea temporale, ambientata negli anni della sua giovinezza, portandoci ancora più indietro nel tempo; nel mentre, vengono inserite anche delle lettere e degli estratti aggiuntivi che vanno ad integrare la narrazione. Dall'esterno questa scelta dell'autrice potrebbe sembrare alquanto caotica, ma vi assicuro che il risultato non è per nulla complesso, anzi la lettura mi è sembrata molto scorrevole nonostante la mole non indifferente del libro.
Oltre a seguire le vicende della famiglia della narratrice, la trama del romanzo è mossa soprattutto da un misterioso libro, contenente l'illustrazione di un drago, che viene consegna a studiosi della Storia così da spingerli in una ricerca sulle orme del principe di Valacchia Vlad III Tepes, ossia la crudele figura storica alla base del mito del vampiro moderno. Un problema non indifferente è dato proprio da questa forza, molto simile ad una sorta di predestinazione, che muove i personaggi: nel libro vediamo i protagonisti compiere continuamente azioni avventate o direttamente stupide senza una ragione, soltanto perché sentono di doversi comportare così. Questo fato sovrano sembra dirigere anche le svolte narrative (in particolare, tutte le scoperte e gli incontri fortuiti che muovo la trama) e le relazioni interpersonali; i protagonisti si innamorano immancabilmente di persone incontrate due giorni prima, alle quali giurano amore eterno senza neppure conoscerle davvero.
Questo rende ovviamente difficile affezionarsi ai personaggi, e i dialoghi non aiutano in tal senso! La gran parte di essi è poco naturale: i protagonisti non sembrano conversare normalmente quanto piuttosto gareggiare per capire chi di loro sia il più colto, ed infatti i dialoghi sono zeppi di nozioni di ogni genere e tediose lezioncine atte a dimostrare la vasta cultura di ognuno. Purtroppo gli antagonisti non riescono a compensare, perché alcuni escono di scena senza ragione e altri compiono azioni che non trovano riscontro nelle loro motivazioni.
Parlando di antagonisti non si può che pensare a Dracula e ai vampiri in generale. Il vampiro più celebre di sempre viene nominato dozzine di volte, ma il suo ruolo all'interno della storia sfiora il ridicolo; per evitare spoiler non ne parlerà, ma il suo obiettivo ed il modo in cui pensa di raggiungerlo hanno dell'assurdo. Per quanto riguarda la lore attorno alla figura dei non-morti, risulta alquanto confusa e non sempre in linea con narrazioni simili.
Ma allora cosa ha "salvato" il libro, permettendogli di raggiungere la sufficienza? sicuramente il modo in cui è stata resa l'estetica dark academia, perfetta per il tono della storia narrata. E poi lo stile di Kostova, molto ricco e vivido in particolare quando si sofferma sulle descrizioni dei luoghi visitati dai personaggi, parlando dei panorami, delle tradizioni e del cibo tipico. Leggere questo romanzo permette davvero di fare un viaggio nell'Europa orientale di metà Novecento.