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Contro il Poeta scende in campo Bosch
Il detective Harry Bosch, dopo aver sbattuto la porta in faccia al LAPD, a seguito degli ultimi screzi con i superiori, si gode la pensione e svolge, di quando in quando, l’attività di investigatore privato. In questa veste è incaricato di un’indagine riservata dalla vedova di Terry McCaleb, suo amico ed ex agente speciale FBI. Ufficialmente l’uomo sarebbe morto d’infarto, sulla sua barca, al largo di Catalina: il suo cuore trapiantato non ce l’avrebbe fatta più. Però la donna ha scoperto che le pillole anti-rigetto che prendeva con diligenza non contenevano più il principio attivo previsto, ma una innocua sostanza erboristica, del tutto inefficace a prevenire i problemi. Chi può aver sostituito il prodotto e perché? In definitiva chi ha ucciso McCaleb?
Bosch ritiene di essere in debito col collega, che una volta gli salvò la vita, quindi comincia a scavare scrupolosamente nel suo passato per scoprire se esistano moventi per un omicidio, peraltro solo presunto. Scopre così che McCaleb non si era mai staccato dal suo lavoro d’indagine: nonostante fosse da anni a riposo continuava a interessarsi di vecchi casi irrisolti, prestando assistenza alle forze dell’ordine e investigando anche di propria iniziativa. Tra i fascicoli ancora aperti c’è pure quello del cosiddetto Poeta, un serial killer di poliziotti che lasciava come messaggio finale un versetto di E.A. Poe. Alla fine s’era scoperto che l’autore dei delitti era un alto ufficiale F.B.I.: Robert Backus Jr., lo stesso uomo messo a capo della squadra che avrebbe dovuto catturare il Poeta. Forse Backus era stato ucciso dalla collega Rachel Walling; forse, perché non si era mai avuta la prova che il corpo ritrovato dopo parecchi giorni fosse davvero il suo. In compenso misteriosi omicidi successivi, ma con lo stesso modus operandi, avevano sollevato più di un dubbio sulla sua sorte. Backus è ancora vivo e sta continuando a uccidere?
Questa domanda se la pone pure la Walling e l’intera F.B.I. la quale ha ricevuto un localizzatore GPS che li ha condotti in uno sperduto luogo nel deserto del Nevada dove sono stati rinvenuti moltissimi cadaveri. Backus li irride e li sta provocando?
Inizia così un’indagine parallela dell’ex poliziotto di Los Angeles e del FBI che, alla fine, si troveranno volenti o nolenti a dover collaborare nella caccia allo spietato killer, in un crescendo di emozioni e tensione.
È inutile negarselo, il personaggio che resta più nelle corde di Connelly è proprio quel gomitolo di filo spinato di Harry Bosch; uomo perennemente tormentato, mai in pace con sé stesso e con il suo passato, ma sempre tenacemente legato alla sua missione: quella di ricercare la verità per una giustizia, magari effimera e insufficiente a ripagare i torti, ma a lui necessaria per chiudere i conti con le troppe brutture che incontra. Il personaggio, scolpito a tutto tondo nel corso della lunga serie di romanzi a lui dedicati, è psicologicamente complesso e interessante da studiare. Le sue caratteristiche consentono di sviluppare trame articolate, incentrate sulla sua personalità dalle mille sfaccettature, e danno concretezza e spessore alle vicende investigative in cui è coinvolto. In quest’avventura, per esempio, ne apprezziamo il lato tenero e affettuoso di uomo che da poco ha scoperto di essere padre di una bimba di cinque anni e che vorrebbe poter trascorrere più tempo possibile con lei anche solo per leggerle una fiaba o vederla dormire nel suo lettino.
La storia poliziesca è abbastanza convenzionale, ma decisamente ben costruita: al lettore, pagina dopo pagina, vengono mostrate le tessere che comporranno il mosaico finale. Non esiste un enigma vero e proprio: si sa da subito chi è il cattivo di turno. Quindi è più la storia di un lungo, difficile e pericoloso inseguimento di una belva spietata, con l’intento di precederla prima che faccia altre vittime, in primis gli stessi investigatori. In tal modo l’attenzione e la tensione emotiva del lettore sono costantemente stimolate.
Una piccola difficoltà per il neofita è costituita dall'inevitabile intreccio di questa storia con le altre di cui è l’evidente seguito. Pur con succinti richiami al passato si è lasciati abbastanza soli a cercare di ricostruire gli antefatti: perciò, oltre alla necessità di avere una qualche familiarità con la figura di Bosch e la sua storia personale, è quasi indispensabile aver letto “Il Poeta”, dove compare per la prima volta la figura bifronte dell’agente speciale Backus, scrupoloso poliziotto e feroce assassino, e la sua collega Rachel Walling, donna di carattere fermo e risoluto. Ma sarebbe utile aver letto pure “Debito di sangue” dove compare l’agente Terry Mc Caleb e si scopre la sua storia clinica. Sotto questo aspetto Connelly mostra un pizzico di vanità presupponendo che le sue opere siano universalmente note. Tuttavia il romanzo è assolutamente godibile anche senza il supporto di queste conoscenze.
Fanno sorridere i frequenti riferimenti alla trasposizione cinematografica di “Debito di sangue” (dove Clint Eastwood impersonò la parte di McCaleb) e la contaminazione tra fantasia letteraria e realtà “hollywoodiana”. In queste occasioni l’A. si concede pure il lusso di criticare il modo nel quale la sua opera e i suoi personaggi siano stati trasformati e “traditi” dal regista.
In conclusione si tratta di un ottimo romanzo, ben documentato e costruito dove lo stile scorrevole, ma mai banale, di Connelly ci offre un ulteriore prova della sua abilità di esperto scrittore di thriller.