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Questo classico languiva da anni nella mia TBR, colpa della vecchia edizione Newton Compton che tra pagine ingiallite e una cover degna di un opuscolo religioso non mi trasmetteva la minima voglia di cominciare la lettura. In mio soccorso è giunta però la nuova edizione pubblicata da Rizzoli nella collana Classici BUR Deluxe che può vantare una traduzione impeccabile, delle utili ed interessanti note a fondo pagina, una buona prefazione -concentrata sul contesto culturale e il simbolismo dell'opera- e delle illustrazioni terrificanti, e quindi perfette per fare da contorno a questa storia. L'unico deficit è la poca maneggevolezza data da peso e dimensioni, e su questo posso tranquillamente soprassedere.
Ma passiamo al libro in se. "Dracula" ha una struttura narrativa decisamente moderna: nonostante appaia a prima vista come il classico romanzo epistolare ottocentesco, nel testo troviamo anche le trascrizioni dei commenti fonografici del dottor Seward ed alcuni estratti dai quotidiani locali, che rendono la lettura quasi interattiva; come conseguenza, ci troviamo di fronte ad un romanzo con molte voci, tra le quali spiccano sicuramente quelle di Jonathan Harker, Wilhelmina "Mina" Murray e John "Jack" Seward. La trama parte con il viaggio di lavoro intrapreso da Jonathan per incontrare il Conte Dracula, un nobile romeno interessato all'acquisto di una proprietà londinese dove intende trasferirsi a breve; ovviamente il vampiro più celebre del mondo non è diretto in Inghilterra per un periodo di villeggiatura, ma per esportare oltremanica il suo dominio, progetto che lo porterà ad incrociare la strada con gli altri personaggi, i quali pian piano si coalizzeranno per liberare il mondo dalla sua minaccia.
Per quanto la sinossi appaia avvincente -e lo sia anche, soprattutto nella seconda parte del romanzo grazie all'adrenalina data dall'inseguimento finale- la narrazione non riesce sempre a tenere il ritmo, tanto che mentre il lettore è consapevole da subito di quali siano le mire del Conte, i protagonisti non cominciano ad unire i puntini prima di metà libro. Gli altri elementi che mi hanno lasciata perplessa, spingendomi a non dare il massimo della valutazione, sono le molte incongruenze nelle informazioni fornite sui vampiri e in tutta la lore che circonda questa figura (ad esempio, viene ribadito più volte che Dracula è costretto a dormire nella sua bara dall'alba al tramonto, ma in alcune occasioni lo vediamo in giro di giorno) e la stupidità dimostrata da alcuni personaggi a più riprese, in particolare Jonathan che a dispetto dei fenomeni soprannaturali ai quali assiste ricerca sempre nuove prove della natura vampiresca del Conte e Seward, il quale non si rende conto di avere Dracula come dirimpettaio fino a quando non gli viene detto palesemente, pur avendo già letto il diario di Harker.
Ma ora passiamo agli aspetti positivi, ossia ai motivi per cui questo romanzo è diventato giustamente un classico e merita d'essere letto oggi come 120 anni fa. A colpirmi è stato innanzitutto lo stile di Stoker, che dimostra una maestria unica nel dare voce ai diversi personaggi, rendendo la lettura facilmente comprensibile a dispetto dei rapidi salti temporali e quelli da un POV all'altro, ma anche nel rimanere fedele fino all'epilogo al registro narrativo scelto. La sua bravura si percepisce anche nell'angosciante atmosfera che ha saputo creare, puntando su emozioni sottili anziché sullo splatter che ci si potrebbe aspettare visto il tema del libro.
L'altro grande punto di forza del romanzo è l'antagonismo tra il Conte e il professor Abraham Van Helsing, per me i personaggi più interessanti assieme a Renfield e alla figura della "bella nina". Il testo è pieno di riferimenti religiosi -in particolare ai testi biblici- e i due nemici naturali sembrano proprio uscire da un brano del Vecchio Testamento, sia per i poteri che hanno o acquisiscono, sia per l'innegabile carisma con cui affascinano gli altri personaggi, e lo stesso lettore. Dracula non è un mero villain da sconfiggere bensì la personificazione stessa del Male che si insinua nelle vite quotidiane degli uomini; di conseguenza Van Helsing non può che ricordare un emissario del Bene, pronto a fornire mezzi scientifici ma soprattutto spirituali con cui dare battaglia al vampiro e salvare l'umanità.
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