Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
In Libia per liberare la figlia.
Ci si potrebbe chiedere come mai Bill Clinton, uno dei presidenti degli Stati Uniti più amati, con un altissino indice di gradimento, una laurea in legge e ben undici lauree honoris vausa, si sia azzardato a cimentarsi in prima persona come autore di thriller. Devono averlo probabilmente convinto il successo della prima esperienza qualche anno fa in qualità di co-autore del romanzo di James Patterson “Il presidente è scomparso”, e i suggerimenti dello stesso Patterson, un autore con centinaia di milioni di copie vendute, a mettersi in gioco in prima persona. Anche perché, come si suol dire, “pecunia non olet”. Fatto sta che “La figlia del presidente” si lascia leggere con interesse, soprattutto per la trama complessa, avventurosa e densa di sorprese e colpi di scena. Vi si narra di Matt Keating, presidente degli Stati Uniti, battuto al secondo mandato dalla sua vicepresidente, Pamela Barnes, una politicante ambiziosa ed arrivista, che vince denunciando debolezze e presunte indecisioni del suo rivale. Keating, sconfitto, si ritira in una sua tenuta nel New Hampshire quando riceve una sconvolgente notizia: il sequesto di sua figlia, la diciannovenne Melania, da parte di un commando di terroristi islamici, guidato dal sanguinario killer Asim Al-Asheed, deciso a vendicarsi per un precedente attacco americano al quale riesce a sfuggire, perdendo però moglie e tre figlie. Il terrorista chiede, per il riscatto, soldi e la liberazione di alcuni suoi compagni, richiesta alla quale la presidente Barnes oppone un netto rifiuto. I tentativi di liberarla falliscono. La messinscena della decapitazione dell’ostaggio si rivela un falso, non solo, ma riesce a rivelare agli esperti che la ragazza è stata trasportata in Libia. Viste le perplessità della Casa Bianca, Keating decide, con un gruppo di amici fidati, di partire per la Libia e liberare la ragazza, anche con il valido supporto dei servizi segreti israelani e sauditi. Nonostante mille difficoltà, i valorosi riescono nell’impresa, e tornano in patria da vincitori.
Naturalmente nel romanzo c’è molto altro. Nella parte iniziale, tengono banco gli intrighi della Casa Bianca, le rivalità, i colpi bassi, le lotte per il potere, gli interventi dei servizi segreti; non mancano neppure le pesanti interferenze del governo cinese, che tenta di liberare la ragazza per favorire un riavvicinamento Cina-USA, i tentativi di fuga di Melania dalla prigione, gli interventi di Samantha, moglie di Keating, che ricatta la presidente Barnes minacciando di rivelare comportamenti licenziosi del marito… Insomma, una serie di eventi avventurosi che complicano le ricerche per la liberazione di Melania. Con tutto ciò, a mio giudizio il romanzo stenta a decollare: i colpi di scena sono prevedibili, il succedersi degli eventi appare a volte inverosimile, il tutto appare più come un fumettone ben disegnato (buoni contro cattivi) che una vicenda realmente possibile. I compiti degli autori sembrano ben attribuiti: a Clinton tutta la parte, con i relativi segreti, riguardante la Casa Bianca ed i suoi frequentatori, a Patterson il ritmo dell’avventura ed i relativi scontri.
Lo stile è semplicemente narrativo, piatto, privo di impennate (per intenderci, Don Winslow ed anche Jeffery Deaver sono tutt’altra cosa!), con numersi interlocuzioni in corsivo per rivelare (in modo un pò infantile) lo stato d’animo dei personaggi, tipo : “..ancora pochi minuti, Mel!”, “ .. mia figlia è lì, a due passi da me!”, “…vai a prenderla!”, “..Mel, stiamo arrivando!” e simili.
Nonostante tutto, la lettura resta piacevole, anche per l’ambientazione della storia ed il contesto storico politico che fa da sfondo, la lotta al terrorismo e le sue ambiguità.