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Se Il diario di Bridget Jones fosse un thriller
Nonostante questo romanzo sia estremamente popolare, tanto da aver ottenuto anche un adattamento cinematografico di successo, ammetto che non ero particolarmente interessata a leggerlo, ma avendo ricevuto una copia come regalo mi sono decisa a dare una chance a Paula Hawkins. Pur ritenendolo un valido thriller nell'insieme, devo dire che difficilmente mi fionderò a recuperare altre opere di questa scrittrice... anche se ai regali libreschi non dico mai di no!
La storia ci viene narrata attraverso tre POV: quello principale è affidato alle parole della trentenne Rachel, una donna che ha rovinato la sua vita personale e lavorativa a causa di un grave problema di alcolismo, al punto da dimenticare intere giornate quando è ubriaca. Per svagarsi dalle preoccupazioni quotidiane, Rachel si diverte ad immaginare la vita perfetta di Jess e Jason, una coppia che sbircia dal finestrino del treno su cui viaggia ogni giorno; e proprio dal quel finestrino, la donna finirà con l'assistere ad una scena che farà crollare le sue illusioni sul loro idillio, e le cose peggioreranno ulteriormente quando Rachel si troverà coinvolta perfino in un'indagine.
Affiancanti ai capitoli di Rachel, troviamo quelli di altri due personaggi che per non entrare troppo nella trama preferisco non nominarvi; personalmente ho trovato questi POV funzionali in alcune scene, in particolare per la costruzione del colpo di scena finale, ma completamente inutili in altre, soprattutto quando vanno a ripetere dei concetti già ben chiari al lettore.
Come accennato prima, il romanzo svolge appieno la sua funzione di intrattenimento per quanto riguarda la parte thriller grazie ad una narrazione dal ritmo serrato e ad uno stile estremamente scorrevole nel suo essere diretto; forse anche troppo, se consideriamo che a più riprese il narratore di turno rivolge delle domande al lettore stesso, anche se il registro narrativo non diventa mai un vero diario personale. Altro punto a favore del libro è l'alternanza tra due linee temporali, non troppo lontane tra loro ma bilanciate in modo ottimo per creare tensione e far crescere l'interesse per la vicenda.
Vicenda che per contro si rivela nulla più di un (tristemente) banale caso di cronaca nera, come ne sentiamo tanti nei notiziari; a rendere la narrazione più movimentata sono i buchi neri nella memoria di Rachel ed il suo ricorrere continuamente alla menzogna, sia nei confronti degli altri personaggi sia di se stessa, e di conseguenza del lettore. Un buon espediente con un solo, grave difetto: questi blackout che la affliggono da anni, svaniscono miracolosamente nel finale, per permetterle dare una risoluzione alla storia. Perfino nell'epilogo non si menziona in modo serio come lei abbia risolto il suo problema di dipendenza o se questo l'affligga ancora, puntando l'attenzione su altri elementi della trama.
Ad esclusione di Rachel, penso che i personaggi non vengano approfonditi abbastanza; inoltre, essendo pochi, fanno sì che la shockante rivelazione finale non sia poi così shockante. Per quanto riguarda la protagonista, ho apprezzato il suo essere una narratrice decisamente inaffidabile, ma di certo non mi ha conquistata a livello emotivo, nonostante l'autrice faccia di tutto per renderla patetica e farci empatizzare con le sue sfortune. Sarebbe stato forse più facile apprezzarla se avessimo assistito a qualche sforzo concreto per migliorare la sua situazione, anziché vedere tutti i suoi problemi magicamente risolti (o ignorati) nel finale.