Dettagli Recensione
Trattato di sociologia
Se vuoi goderti un intreccio travolgente e mai banale, non puoi non scegliere Agatha Christie. In Assassinio sull’Oriente Express ogni tassello è al proprio posto, puntuale. È un puzzle da comporre nella propria mente, capitolo dopo capitolo. Seguire le annotazioni e i pensieri del mitico belga Hercule Poirot fa sentire il lettore partecipe in prima persona dell’indagine. Si è con lui, in tutto e per tutto, ma si rischia seriamente di fare la fine di Monsieur Bouc, direttore della Compagnia internazionale dei vagoni letto, e del dottor Constantine. Quando all’inizio della terza parte Poirot chiede “chiudiamo tutti e tre gli occhi e pensiamo… Uno o più di questi passeggeri ha ucciso Ratchett. Chi di loro?”, viene spontaneo fermarsi, abbassare le palpebre, far lavorare la mente e riflettere perché ormai si è coinvolti mani e piedi nella vicenda. La Christie in ogni suo romanzo giallo si dimostra un’abile psicologa. Sa cogliere le sfumature del volto, i gesti più inconsci, le vibrazioni della voce. Ti invita a osservare meglio gli interlocutori che quotidianamente hai di fronte: nulla dev’essere lasciato al caso perché le parole non sempre trovano corrispondenza negli atteggiamenti fisici. Approfondisce dubbi e perplessità di uomini e donne. Scava fino a raggiungere l’apice delle loro debolezze. È un romanzo, inoltre, che mette in luce tanti luoghi comuni, che ogni giorno ci offuscano la reale visione del mondo, il reale giudizio su una persona. Sull’Oriente Express si ribadisce, ad esempio, che l’inglese è serafico e introverso mentre l’italiano è impulsivo e capace di violenza. Si procede per idee maturate dalla collettività, facendo, come troppo spesso capita, di “ogni erba un fascio”. I fatti, poi, andranno a smentire quanto il luogo comune poteva lasciare immaginare, perché ogni singolo essere umano ha una sua personalità che travalica i confini della propria area geografica. Si è influenzati da chi ci circonda, ma non si è fotocopie. In questo, perciò, è un’Agatha Christie sociologa. Tra l’altro, a tal proposito, ho scoperto che durante gli anni Trenta e Quaranta in Italia, sotto il regime Fascista, il buon Antonio Foscarelli, personaggio di origini italiane del romanzo, fu fatto tramutare in un sudamericano dalla censura mussoliniana affinché non venisse leso l’onore del popolo italiano, non adeguatamente rappresentato proprio da Foscarelli sull’Oriente Express. Un bel esempio di come il sistema letterario sia sempre intrecciato insolubilmente con quello editoriale.