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Corruzione
 
Corruzione 2021-04-15 20:24:09 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    15 Aprile, 2021
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Denny Malone, un superpoliziotto contro tutti.

“Il miglior crime che sia mai stato scritto”, così ha definito questo romanzo Lee Child. In effetti, dopo il capolavoro “Il cartello” sul narcotraffico messicano, Don Winslow infila un altro capolavoro, un giallo mozzafiato sulla dilagante corruzione che infiltra un considerevole strato della società newyorkese, dai bassifondi delle gang giovanili ai boss indiscussi della droga, fino ad interessare poliziotti di ogni grado, avvocati, giudici, politici. Protagonista della storia è un superpoliziotto, Denny Malone, capo indiscusso di un quartetto della Task Force del Dipartimento di Polizia, figura leggendaria, terrore dei malviventi, amico dei deboli e degli oppressi: è il “re” delle zone di sua competenza, temuto e stimato, pronto a far valere la legge con ogni mezzo sia nella lotta al traffico di eroina e di armi, sia nelle conseguenze di più banali conflitti interpersonali. Malone non è uno stinco di santo: parte della droga sequestrata viene occultata, il denaro sottratto ai boss è ben nascosto e potrà servire per la scuola dei figli, una vita più serena, una pensione senza problemi. Gli scontri con i boss sono frequenti, così come le buste con denaro che servono per addomesticare processi e corrompere alte sfere della polizia e della politica. L’atmosfera è rovente. Malone è sugli scudi quando annienta un pericoloso boss e quando scopre e sequestra un ingente traffico di armi, ma cade in disgrazia quando è costretto a denunciare alcun colleghi ( uno si suiciderà) passando per infame e quando verranno alla luce certi suoi rapporti disinvolti con il malaffare. Lasciato libero per recuperare un compromettente filmato su una rivolta razziale, riuscirà alla fine ad eliminare due pericolosi boss della droga ed a distruggere un grosso carico di eroina. Ma ormai è troppo tardi: la sua carriera è segnata, chi ha voluto toglierlo di mezzo per sporchi interessi personali sembra aver vinto.
“Tutto quello che Malone desiderava era essere un buon poliziotto”.Così finisce il romanzo. La figura di Malone è dominante, un eroe a modo suo, in una città come New York laddove “ in una sola strada senti parlare cinque lingue, avverti i profumi di sei culture, ascolti sette tipi di musica, vedi centinaia di persone con migliaia di storie”, ma anche una città dove crimini e corruzione dilagano e dove occorrono mani pesanti e strategie anche non conformi alla legge per riportare ordine e sicurezza. Malone è il campione di una legge tutta sua, al di fuori dei canoni consueti, ma è anche un tenero amante della sua compagna Claudette, un soccorritore disinteressato di chi è in difficoltà, un padre affettuoso preoccupato dell’avvenire dei figli. Un personaggio unico, contrapposto dall’autore a certe figure rappresentative della legge (capi della polizia, agenti dell’FBI e degli Affari Interni …) coinvolti in affari meschini e preoccupati solo di salvaguardare interessi personali.
Lo stile narrativo è quello consueto di Don Winslow, secco, tagliente, quasi telegrafico: c’è solo una ampia parentesi di grande respiro, quando Malone, inquisito e degradato (siamo quasi alla fine del libro), pronuncia una sferzante requisitoria contro i suoi superiori, accusandoli di essere corrotti, “ il marcio nell’anima della città, disposti a lasciarmi libero per coprire tutto… a fare la guerra alla droga per tenere negri e ispanici al loro posto… a giocare con le cifre per farle diventare ciò che volete voi, in modo da ottenere promozioni, titoli di giornali e carriere in ascesa…”. E termina :”Poliziotti corrotti? Sono i miei fratelli, le mie sorelle. Possono essere corrotti, possono sbagliare, ma sono migliori di voi”.
Don Winslow ama denunciare i mali della nostra epoca. Traffico di droga (“Il cartello”), malversazioni e violenza (“Corruzione”) degradano ambiente e rapporti sociali, e non sempre è facile trovarsi dalla parte giusta, perché, come ammonisce l’autore, Verità e Giustizia non sempre vanno a braccetto: un saluto fugace, “e tutto finisce lì”.


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