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La guerra del narcotraffico.
Romanzo ponderoso ed imperdibile questo di Don Winslow, non tanto per le ottocento e passa pagine quanto per la natura degli argomenti trattati, le guerre intestine tra i cartelli messicani della droga e lo smercio ai confinanti, e grandi consumatori, Stati Uniti. Le vicende, con personaggi di fantasia ma con storie che rispecchiano la realtà, vanno dal 2004 al 2012, ed hanno come personaggio principale Art Keller, ex agente CIA e DEA, protagonista della trilogia “Il potere del cane”,”Il cartello” e “Il confine”. “Il cartello” è, a mio parere, il romanzo più riuscito dei tre, una specie di “summa” delle criminali attività dei boss del narcotraffico, guidati da Adan Barrera, nemico giurato di Keller e capo indiscusso di “El Federacion”, la più potente rete di cartelli della droga al mondo. Barrera ha messo una taglia di due milioni di dollari su Keller, che, per nascondersi in piena solitudine, si è ritirato in New Mexico, in un convento, dedicandosi con successo all’apicultura. Barrera, nel frattempo arrestato, riesce a fuggire dal carcere approfittando di una rivolta provocata ad arte: Keller è richiamato in servizio ed inviato a Città del Messico ufficialmente come “consigliere” ma in realtà per fare da “esca” al pericoloso boss latitante. Queste le premesse. Quello che succede dopo è una vera e propria guerra tra i cartelli della droga messicani, un giro d’affari, solo per la cocaina, di una trentina di miliardi. La corruzione ovviamente dilaga, i narcotrafficanti dispongono di vere e proprie forze mercenarie addestrate e militarizzate, che mal di distinguono dall’esercito regolare messo in campo, in parte infiltrato da elementi corrotti e pagati dai boss, che riescono a raggiungere anche ufficiali e poliziotti dello stato, per non parlare di strane “valigette” sospette in entrata perfino a “Los Pinos”, residenza ufficiale dei Presidenti del Messico. Le stragi non si contano, l’orrore delle torture inflitte (teste mozzate, sgozzamenti, corpi smembrati, prigionieri bruciati vivi) rende forse inadatto il romanzo a lettori sensibili, ma gli scontri tra i cartelli della droga non hanno tregua. Barrera sfugge ad ogni agguato, Keller si rende conto che il narcotraffico sembra invincibile e accetta un compromesso proposto dalle autorità americane: allearsi con Barrera per eliminare i più feroci “narcos”, gli Zetas, adottando le tecniche dell’antiterrorismo, e cioè eliminando fisicamente, senza remore morali, i capi della delinquenza. Così avviene, la normalità sembra ritornare lentamente, dopo un colpo di scena finale che ha come autore il protagonista, Art Keller, sfuggito per miracolo ad attentati e scontri, ora stanco e desideroso solo di un tranquillo periodo di tregua.
Il romanzo, complesso e affascinante ( è stato paragonato da J.Ellroy al tolstoiano “Guerra e pace” per potenza epica, e addirittura da esegeti più arditi alla “Divina Commedia”), ha una miriade di personaggi, dai capi più brutali e sanguinari del narcotraffico a figure che cercano di opporsi eroicamente ai ricatti. Tra queste, la compagna di Keller, Marisol, medico a Valverde, che non rinuncia alla sua missione, non cede a ricatti e rischia la vita per assistere i suoi pazienti. E poi Erika, un’eroica diciannovenne, propostasi come sindaco e poliziotto in un territorio desolato e pericoloso, fatta fuori dai narcos perché non collaborante. Infine un giornalista, Pablo Mora, fino all’ultimo attivo nel denunciare corruzione e traffici illeciti, sequestrato dai trafficanti, torturato a morte e fatto a pezzi. E proprio a centocinquanta giornalisti, nominati uno per uno, eliminati dai narcos l’autore ha dedicato il suo libro: “giornalisti assassinati o scomparsi in Messico durante il periodo di tempo in cui si svolge il romanzo. Ce ne sono stati altri”.
Un!opera monumentale, l’ha definita il New York Times. Lo stile è quello consueto di Winslow, essenziale, lucido, senza fronzoli o inutili divagazioni: questi sono i fatti, sembra dirci l’autore, il male è fuori e dentro di noi, ogni speranza sembra una chimera.
Anche se, nelle ultime righe, ad uno stanco e apparentemente rassegnato Art Keller, tornano in mente le parole del salmo: “Fermatevi e sappiate che io sono Dio”.
“Non c’è altro da fare che restare calmi”.