Dettagli Recensione
BEL THRILLER!
Le 600 e passa pagine spaventano all'inizio, ma il timore passa alla svelta perché il libro è scritto bene, scorre velocemente e lo stratagemma dei capitoli molto brevi sembra fatto apposta per dire "suvvia, leggiamo ancora queste tre pagine e poi chiudo". E di tre pagine in tre pagine si arriva alla fine in un batter d'occhio.
Certo, altri autori avrebbero condensato in 350 pagine quel che Villar distribuisce in 620, ma la lunghezza ha due funzioni. La prima è quella di aumentare il realismo di una vicenda che si sviluppa in pochi giorni seguendo ciò che Leo Caldas, il protagonista, fa anche fuori dall'orario di lavoro. La seconda è quella di camuffare meglio gli indizi disseminati qua e là in modo magistrale.
Una nota di merito per i dialoghi. A volte, anche nel genere thriller, si trovano personaggi che parlano come libri stampati o che devono per forza dire cose intelligenti o che la fanno troppo lunga e il realismo, la veridicità della situazione ne risentono. Villar, invece, riesce a costruire dialoghi che sembrano veri.
C'è anche uno sforzo da parte dell'autore ad allontanarsi da certi stereotipi dei thriller. Non sempre ci riesce (ad esempio, anche qui il protagonista si innamora durante l'indagine, ma non è l'unico esempio e non vado oltre per non spoilerare), ma il personaggio Caldas risulta realistico anche perché non è un genio dell'investigazione, commette i suoi errori, lavora in squadra e non esistono nella sua squadra né le macchiette alla Catarella che non sai come abbiano fatto a entrare nelle forze dell'ordine, né i giudici testardi e antipatici che "non capiscono niente, ma per fortuna c'è l'eroe che ci pensa lui a risolvere tutto".