Dettagli Recensione
Kingmix
Le pubblicazioni di Stephen King sono ormai stabilizzate a un numero elevatissimo l’anno. È un peccato, tuttavia, dover ammettere che soltanto poche sono davvero degne del King che abbiamo imparato ad amare nel corso degli anni. “Se scorre il sangue” si era rivelata una piacevolissima sorpresa, e non solo perché conteneva in sé il sequel di un’altra delle sue ultime opere più riuscite - “The Outsider” - ma anche perché vi si poteva leggere anche altri racconti più che degni di nota. Molte delle altre opere recentemente pubblicate, tuttavia, non sono altro che un buon passatempo senza infamia e senza lode, e mi duole dire che questo è anche il caso di “Later”.
La sua pecca più evidente sta nell’originalità. King riprende alcuni motivi ricorrenti - come il “rito di Chüd”, presente in It ma se non sbaglio citato anche in altre opere - e batte strade narrative che sanno un po’ di già visto: il ragazzo “col dono” protagonista di questo romanzo, Jamie, non può evitare di riportarci alla mente il famigerato “Shining”, caro il mio Re. È King allo stato puro, sia chiaro, ma piuttosto che rivelarsi un pregio questo aspetto ha il gusto di ripetizione e “comfort zone”, più che essere un arguto utilizzo di "collaudati strumenti del mestiere". C’è l’elemento orrorifico (peculiare dei suoi “It”, “The Outsider”), l’elemento poliziesco (caratteristico della serie di “Mr. Mercedes”), il ragazzino con un dono o in lotta contro il male (i già citati “Shining” e sempre “It”), ma si ha quasi l’idea di avere a che fare con un “Best of” delle idee dell’autore, sulla falsa riga del mondo musicale, ma al cui interno vengano solo messi soltanto venti secondi di ogni canzone, e nemmeno i ritornelli.
Non mi dilungherò sulla trama, se non per dirvi che può intrattenervi piacevolmente per qualche ora, seppur permangano in me forti dubbi sul fatto che qualcuno, soprattutto chi conosce il meglio dell’autore, possa restarne folgorato. Come ho sempre detto riguardo a King, da uno come lui ci si aspetta sempre il meglio: ma sebbene non mi sia mai capitato di leggere qualche suo lavoro che possa davvero definirsi brutto, è chiaro che questo “meglio” venga ormai fuori a fasi alterne.
Forse “Later” è un titolo appropriato, in questo senso.
“Alle cose incredibili si finisce per fare l’abitudine. Fino a darle per scontate. Si può provare a evitarlo, ma succede lo stesso. Ci sono troppi misteri, tutto qui. Li trovi dappertutto.”
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attendo una tua recensione qui su Qlibri :)
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