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Il primo cold case per Cormoran Strike e Robin
«Puoi portare un peso e continuare ad avere le mani libere solo se te lo leghi alla schiena. Sposati e riavrai l’uso delle mani. Se non ti sposi, non avrai mai le mani libere per nient’altro.» - in “Sangue Inquieto” ma tratta da “Anna Karenina”.
Quando Cormoran Strike conosce Anna a tutto stava pensando tranne che alla possibilità di ricevere un incarico così particolare e inaspettato. Si trova in Cornovaglia perché Joan, la cara zia Joan, sta male, le è stato diagnosticato un tumore molto aggressivo e le cure sono l’unica e ultima speranza rimasta per la sua sopravvivenza e per la famiglia. Era quasi stato sbattuto fuori di casa da questa perché dopo una settimana di presenza la stessa donna desiderava che il nipote uscisse e staccasse un po’ da quell’ambiente intriso dell’odore della malattia, ma mai si sarebbe aspettato di essere fermato da quella figura femminile, accompagnata da una più che amica, per essere investito del primo cold case per l’agenzia investigativa che sta gestendo con la socia Robin. Attualmente ben quattro sono i casi all’attivo di questa e indagare su un fatto avvenuto ben oltre quarant’anni prima, per quanto si dica di no, solletica immediatamente la sua curiosità. Oggetto dell’indagine è la scomparsa, e per i tempi di allora, presumibile morte, di Margot Bamborough, occorsa nel 1974 al termine di una giornata negli studi medici ove questa lavorava in qualità di professionista sanitario. Uscita dal lavoro dopo una visita imprevista a una persona la cui identità resta celata non riuscendosi bene a decifrare se appartenente al genere maschile o all’altro, questa è misteriosamente scomparsa senza più lasciare traccia di sé. I sospetti ricadono immediatamente su Dennis Creed, classe 1937, che negli anni in cui è ambientata la vicenda era noto per essere definito il Macellaio dell’Essex stante le violenze sessuali, fisiche e le torture arrecate alle sue vittime rinvenute sempre prive di vita. Ed è forse questa certezza senza eguali che induce a ritenere che il colpevole sia lui mixata a una serie di indagini di polizia condotte prima da un uomo divenuto ossessionato dal caso tanto da essere ricoverato per patologia psichiatrica e poi da un altro detective sopraggiunto a mesi di distanza dalla scomparsa/morte della vittima e ormai offuscato da un altro fatto di cronaca tale da mettere in secondo piano le sorti di questa, che il caso resta irrisolto e che viene archiviato negli scantinati dei locali di polizia e negli scantinati della memoria. Eppure, seppur quasi tutti abbiano dimenticato, seppur molti altri non desiderino che la verità venga a galla, c’è una voce tra queste che invece quella verità desidera scoprirla ed è la figlia Anna che, con un grande atto di coraggio, chiede all’investigatore con una gamba sola di scoperchiare quel vaso di Pandora.
«Non pensi che tendiamo ad attribuire a certe categorie di persone una bontà a priori? Immagino che tutti abbiamo bisogno di riporre la nostra fiducia in coloro che sembrano avere un potere di vita e di morte.»
E Strike, insieme alla sempre più cara Robin, lo fa. Un anno il tempo che viene loro concesso per far luce sul mistero, un anno che vedrà il duo ricostruire dinamiche, vite, opinioni, pensieri e svelare segreti e che condurrà il lettore in un viaggio che, nonostante la mole, si ultima fin troppo rapidamente e con grande piacevolezza.
«Sapere quello che ha passato, quello che ha vissuto con i suoi occhi… fa sì che gli si possano perdonare tante cose… Ma vale lo stesso per tutti, no? Nel momento in cui si viene a sapere come stanno le cose, si spiega tutto. È un peccato che spesso non si sappia niente finché non è troppo tardi…»
Il ritmo narrativo è rapido, fluido, accattivante, il giallo costruito è privo di sbavature, regge bene, è solido nella sua articolazione ma anche nel suo sviluppo, i colpi di scena non mancano e sono tutti perfettamente introdotti al punto giusto e a seguito di una ricostruzione logica e lineare di quelli che sono stati i misteri di un quarantennio dai volti molteplici. Al tutto si somma una ulteriore caratterizzazione dei personaggi che crescono insieme alle vicende, che vengono ulteriormente approfonditi e rivelati rispetto ai precedenti volumi e che acquisiscono di uno spessore ancora più stratificato e una prosa ricca, gaudente che riesce a narrare senza spiegare. Unica pecca che ho ravvisato, se proprio si vuol essere puntigliosi, sono alcune eccessive descrizioni che popolano soprattutto la prima parte dell’opera e che talvolta possono risultare superflue rispetto all’oggetto del narrato.
In conclusione, se avete amato le avventure di Strike e Robin non resterete delusi nemmeno da questo nuovo episodio di queste e anzi, giunti alla sua conclusione vi sorprenderete della rapidità con il quale lo avete ultimato, dell’appagamento che vi avrà lasciato e non mancherà di essere presente anche quel senso di vuoto che accompagna il termine di una lettura piena, corposa e soddisfacente. A quando il nuovo capitolo?
«Al buio, però, ascoltando con quanta più attenzione possibile, iniziò a intuire delle melodie tra gli accordi sospesi, smise di paragonare quella musica alle cose che era abituata a sentire, e comprese che le immagini che aveva trovato alienanti perché troppo strane erano in realtà confessioni di inadeguatezza e sradicamento, della difficoltà di fondere assieme due vite diverse, dell’attesa di un’anima gemella che non era mai arrivata, del bruciante desiderio d’amore e libertà.»
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In tutta onestà non ho potuto fare a meno di notare molti difetti, almeno dal mio punto di vista.
-le indagini secondarie dell'agenzia: decisamente inutili, non aggiungono nulla, non hanno attinenza con la storia principale, non regalano particolari atmosfere ... Servono solo ad allungare il brodo e le ho trovate molto ripetitive
-la parte sulla pista occultismo/astrologia/tarocchi...un pasticcio, sinceramente, anche poco fluido da leggere, di fatto serve solo a depistare il lettore
-vivere per 40 anni nel 20esimo secolo cambiando identità come si cambia un vestito: non è affatto credibile che una persona possa tenere nascosto persino alla moglie il proprio nome, lavorare, senza mai avere bisogno di un documento e senza che nessuno la scopra
-la storia della ragazza che dopo avere visto "il padrino" decide che il suo sogno è diventare la moglie di un mafioso. E quasi ci riesce. Lui la minaccia ma quando sparisce non si vendica sui familiari, benché sia una specie di mostro. Così stiracchiata che faceva quasi sorridere...
-Strike che in mezzo a un quartiere dove vivono decine di migliaia di persone incontra per puro caso un personaggio e lo segue fino a casa "sentendo" che sarà un incontro decisivo: e infatti sarà un incontro decisivo. Una casualità del tutto improbabile dà la svolta all'indagine.
-Su Google si trova proprio di tutto...sembra il database della Cia! La grande agenzia investigativa fa due ricerchina su Google e oplà, ecco il testimone sparito nel nulla (che però si era nascosto benissimo per 40 anni)
-Il finale. In pratica il piano dell'omicida era completamente campato in aria e si basava sulla certezza di un evento che sarebbe potuto benissimo non accadere mai. Ma ovviamente è successo.
- Le indagini collaterali non possono definirsi superflue, se ci pensi, bene. Sarebbe stato molto più inverosimile se per un anno intero si fossero concentrati solo un cold case, non trovi?
- La parte sulla pista occultismo etc è premessa già nella sinossi dunque il lettore è avvertito di quel che si troverà davanti.
- Nel 2021 con la tecnologia si possono fare più cose di quel che si pensa compreso cambiare abito e identità e indagare su terzi soggetti.
- La storia della ragazza che sogna di diventare moglie del padrino non è così lontana dai sogni di tante adolescenti del nostro tempo quindi perché non dovrebbe esserlo stato negli anni '70?
- Strike che incontra e segue: fa parte dell'incanto narrativo e degli strumenti narrativi che hanno gli scrittori per condurre il gioco ove preferiscono.
- Il finale non poteva che essere questo, se ci pensi bene. Si trova perfettamente in linea con il narrato.
La sintesi è che questo romanzo non ti è piaciuto e non c'è niente di male, si è rotto per il te il già citato incanto narrativo e ci sta benissimo, speriamo però che dopo tutti questi spoiler altri lettori decidano di leggerlo. Nessuno mette in discussione la lettura analitica e io sono la prima a farla ma sempre nel rispetto di chi vorrà avvicinarsi al nostro stesso titolo.
Robert Galbraith mi piace. Ha creato un protagonista molto interessante, controverso, del cui passato varrebbe anche la pena raccontare raccontare di più.
Tuttavia questo libro è veramente troppo lungo. Non dimentichiamoci che è un giallo e, per quanto anomalo come giallo, non riesce a reggere 1083 senza che al storia si sfilacci, perda un po' di interesse.
Ecco, ho come la sensazione che Galbraith debba parlare di meno con la Rowling e puntare ad uno stile più asciutto. Se togliessimo almeno 500 pagine il libro ne sarebbe uscito più avvincente bilanciato.
Continuerò comunque a seguire i romanzi di Galbraith e le gesta di Strike...
Secondo me c'è un piccolo errore di trama: Robin ripensa ai funerali a cui è stata, dicendo che sono due: quello di suo nonno, e quello di Rochelle Onifade. Non nomina il funerale della mamma di Matthew.
Voi cosa ne pensate? Sarà voluto?
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