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La città delle ossa
 
La città delle ossa 2021-01-26 09:55:39 FrancoAntonio
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    26 Gennaio, 2021
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Peccati passati tormentano il presente di Bosch

Il detective Harry Bosch, sta godendosi qualche giorno di meritato riposo, quando, proprio il primo dell’anno, riceve una telefonata dall'ufficio: pare che un cane, durante la consueta passeggiata serale con il suo padrone, sia tornato indietro da una fitta macchia d’alberi recando in bocca un osso che, a un primo esame, pare appartenere a un bambino. Recatosi sul luogo assieme al padrone dell’animale, un medico in pensione, scoprirà che, effettivamente, sotto un sottile strato di terra, è sepolto ciò che resta di un bimbo dell’apparente età di dodici anni. Il giorno successivo, delimitato con cura il luogo del ritrovamento, terminata la macabra ricerca dei resti ed esaminate le poche cose che la scientifica è riuscita a recuperare, il bilancio è sconfortante. Non c’è davvero molto su cui indagare: un vecchio scheletro incompleto, con tracce di numerose fratture succedutesi nel tempo, e uno zainetto con all'interno pochi effetti personali, del tutto anonimi e in gran parte degradati dal tempo.
Inizia così una difficoltosa ricerca per dare un nome a quei resti e per scoprire chi, almeno vent'anni prima, maltrattò per anni e, poi, uccise quel povero innocente.
Anche a causa della scarsità di dati su cui lavorare, prima di individuare la giusta direzione Bosch e il collega Jerry Edgar imboccheranno tante false piste che contribuiranno solo a sollevare un indesiderato polverone e a svelare troppe brutte storie del passato che travolgeranno duramente con i loro fantasmi e i loro strascichi le persone implicate.
Alla fine quasi tutto verrà spiegato, ma nel frattempo altri luttuosi eventi si saranno aggiunti alla lunga lista di ciò con cui l’anima tormentata di Bosch deve fare i conti.

Gli archeologi e i paleontologi chiamano “città delle ossa” il reticolato con cui suddividono il luogo di uno scavo per catalogare esattamente la posizione di ogni reperto. In questo caso, però, la definizione del titolo si fa metafora e, oltre a ricordarci la leggenda in base alla quale Los Angeles sarebbe stata fondata proprio sopra a un cimitero, ci ammonisce che testimonianze di oscure morti, di delitti o di antiche colpe si possono trovare ovunque, basta aver la pazienza di scavare a fondo.
Se c’è una qualità che deve essere riconosciuta al Connelly è la capacità di scrivere romanzi che odorano di verità. Le indagini poliziesche che racconta non procedono mai verso la soluzione degli enigmi diritte su binari ben tracciati, ma, come avviene usualmente nella realtà, stentano a partire, arrancano, tentennano, imboccano strade impervie e, talvolta, completamente sbagliate. Inoltre i risultati possono risultare altamente indesiderabili se non proprio deleteri.
I poliziotti non sono tutti perfetti ed integerrimi tutori della legge e dell’ordine, ma, a volte sono invidiosi o stupidi, a volte commettono errori oppure, essi stessi, sono sleali e disonesti, e le loro mende possono portare a tragiche conseguenze.
Il bene e il male non sono separati da un vallo insormontabile, ma l’uno si contamina nell'altro: ogni personaggio ha le sue colpe, i suoi scheletri nell'armadio che gli gravano sulla coscienza e che, invece di veder sfumare i loro effetti nel tempo, a volte li ingigantiscono e moltiplicano sino a conseguenze disastrose. Basta scavare nella città delle ossa.
Nei libri di Connelly la trama poliziesca non è il fine ultimo, ma solo il mezzo attraverso il quale l’A. può indagare sulla psiche dei protagonisti, mettendone a nudo le caratteristiche e studiarne le umane reazioni e debolezze, scavando nella città delle ossa…
Proprio perché il romanzo non è un semplice giallo con enigma da svelare, le sue pagine ci danno materiale su cui riflettere e, in fondo, è un’occasione per rielaborare il nostro stesso sentire.
A impreziosire la trama, come al solito, c’è la personalità di Bosch, complessa e intricata quanto i quadri del suo omonimo fiammingo. In effetti, in questo libro l’A. si dilunga meno che in passato sull'indole dell’investigatore, fiducioso del fatto che il lettore affezionato già ne comprenda bene i vari risvolti psicologici. Ma l’umanità, la fragilità, i sensi di colpa (veri o solo amplificati), il suo tormentato mondo interiore sono sempre l’elemento portante di tutta la costruzione narrativa.
Quindi, in definitiva, un ottimo libro da leggere e meditare.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Consigliato agli amanti della serie di Harry Bosch, ma in generale a chi apprezza i polizieschi che fanno anche letteratura.
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