Dettagli Recensione
Noir imperfetto
“In seguito Nicolas cercò a lungo, ancora oggi cerca, di ricordarsi le ultime parole che gli aveva rivolto suo padre”.
Incipit impeccabile per un romanzo che, sebbene definito “il più perfetto” di Carrère, a mio avviso è ben lungi dall’esserlo, sia per più di un’incongruenza e inverosimiglianza, sia perché lo svolgersi dei fatti non si rivela all’altezza delle aspettative.
Se è vero che la trama non perde mai quota, mantenendo abbastanza vivo l’interesse del lettore, non mancano però momenti noiosetti, quando ci si sofferma un po’ troppo su sogni, incubi e fantasie del bambino protagonista, a suon di periodi ipotetici tirati per le lunghe.
E poi, c’è l’elemento non poco disturbante di una sessualità infantile sviscerata nei suoi aspetti fisiologici e psicologici (un sogno innocente ma farcito di evidenti connotati erotici, svariati riferimenti al membro maschile), tanto che viene più volte da chiedersi se certi dettagli siano davvero così necessari.
Viene spontaneo il paragone con “Io non ho paura”: anche lì un bambino “tradito” dalle figure di accudimento, anche lì personaggi delineati a tutto tondo, ma la grazia del romanzo di Ammaniti latita in questo, se si escludono le ultime, struggenti pagine.
Un noir discreto, tutto sommato, a tratti emozionante, ma niente di più.
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