Dettagli Recensione
Il mistero dell'Irezumi
Se si desidera legge un romanzo giallo diverso dal solito, quanto meno per ispirazione ed ambientazione, Il mistero della donna tatuata rappresenta un'ottima occasione per esplorare un mondo noir piuttosto inconsueto.
Si tratta del romanzo con cui nel 1948 debutta lo scrittore giapponese Akimitsu Takagii, diventato famoso come autore di romanzi polizieschi, ambientato in una Tokyo appena uscita dalla disfatta del conflitto dove gli scenari della vicenda narrata portano i segni della devastazione e fanno intravedere una popolazione dolente e disorientata.
L'ambiente culturale è quello dell'IREZUMI, l'antica arte del tatuaggio giapponese che si alimenta delle più tradizionali figure dell'immaginario popolare. Il libro si apre con un digressione storica sull'arte del tatuaggio alla quale è dedicata la sala che conserva i campioni di pelle umana tatuata presso la Facoltà di Medicina a Tokio voluta dal prof. Hayakawa, uno dei personaggi di spicco del libro, prigioniero dalla passione incontenibile per l'arte del tatuaggio.
Il primo misterioso e raccapricciante fatto di sangue in cui ci imbattiamo è il rinvenimento delle membra e della testa di un corpo femminile privo del torso: si tratta di Kiune, l'affascinante figlia di quello che era stato un abilissimo maestro di IREZUMI. La donna, che compare come misteriosa titolare dell’ambiguo bar Serpent affondato nei meandri di una squallida Tokyo postbellica, aveva partecipato, pochi giorni prima della sua morte, a un concorso di tatuaggi, vincendolo grazie all'esibizione del sontuoso IREZUMI raffigurante un serpente che il padre le aveva anni addietro tatuato sulla schiena.
Dal forte e insolente potere seduttivo destinato alla perdizione, questo personaggio femminile incarna sia il ruolo di vittima che di donna incantatrice.
Molti nel libro i riferimenti alle donne, numerose ma relegate in ruoli subalterni in una condizione di sudditanza, di prostituzione, di perdizione accentuata dall'avvilimento e dalla miseria derivante dalla guerra.
Tra le altre, la sorella gemella di Kiune descritta come “uno degli innumerevoli fiori velenosi e sterili che sbocciavano nella notte della Tokyo del dopoguerra il cui corpo, per anni venduto e comprato, non le apparteneva più”, e la loro madre “una ex prostituta scappata con un uomo più giovane per poi finire malamente”.
Anche la bella e misteriosa Kiune non sfugge a questa sorte: il suo passato, già prima della guerra, era di geisha a Yokohama, complice il disonore che nel XX° sec. in Giappone si abbatteva sulle donne tatuate.
La stretta concatenazione dei delitti che costellano la storia si snoda tra gli echi delle credenze magiche evocate dalle terrifiche figure impresse sui corpi dall'IREZUMI...come la triplice maledizione "il serpente ingoia la rana, la rana ingoia la lumaca, la lumaca fa sciogliere il serpente", quasi un fil rouge nella narrazione dei fatti.
La struttura della vicenda è piuttosto complessa e si sviluppa nel susseguirsi di oscuri eventi i cui principali protagonisti sono legati da rapporti di parentela.....in questo può scorgersi l'ombra di ancestrali maledizioni che trascinano verso un destino ineluttabile.
Le indagini sono condotte dall'ispettore capo Matsushita Eiichiro con l'aiuto del fratello Kenzo, giovane medico segnato dalla tragica esperienza bellica.
Eiichiro presenta i tratti del diligente funzionario, privo di guizzi intuitivi e lontano da smanie di potere, esclusivamente preoccupato dalla complessità dell'indagine.
Questa figura, pur lontana dall'investigatore intraprendente e perspicace, è quella che presenta la personalità più lineare tra gli altri personaggi maschili che popolano la storia, taluni mossi da sentimenti spesso oscuri se non torbidi, altri che presentano l'abiezione di una società segnata dalla guerra .
Kenzo, il fratello medico legale ancora disturbato dai ricordi dell'esperienza al fronte delle Filippine, ha conosciuto Kiune pochi giorni prima dell'assassinio ed è tormentato dal ricordo di una notte di passione passata con lei di cui non ha osato parlare nemmeno al fratello sia per paura che per vergogna. E' un giovane uomo dalla personalità incerta, sostanzialmente animato dal desiderio di perseguire la strada dell'ortodossia sociale.
Le investigazioni procedono faticosamente inciampando su sospettati che risultano successivamente estranei ai delitti e nuovi indiziati, arenandosi su ricostruzioni che non reggono. Il mistero è fitto, alimentato da passioni e ossessioni che agitano i vari personaggi.
La soluzione finale è affidata alle geniali intuizioni del giovane Kamizu Kyosuke, ex compagno di liceo di Kenzo e anch'egli reduce dalla guerra. Kenzo, che si imbatte casualmente nell'amico, ricordando la sua brillante intelligenza, decide di raccontargli l'intricata vicenda affidandosi alla perspicacia dell'amico per la risoluzione dell'enigma. Non lo contrasterà il fratello investigatore, che si conferma non solo zelante ma anche modesto.
E la risoluzione arriverà rapidamente per rispondere all’urgenza dell’autore di dare degna conclusione ad una vicenda dalla struttura molto elaborata. L’acume del giovane Kamizu è lo strumento utilizzato da Takagi, acume che si avvale anche dello studio psicologico dei sospettati, francamente piuttosto superficiale e sbrigativo. Basti pensare che il pretesto per sottoporre ad un esame psicologico ciascuno degli inconsapevoli sospettati sarà una partita di go (gioco popolare di origine cinese che si svolge su una scacchiera) a cui Kamizu li invita e durante la quale ne giudicherà il comportamento.
La spiegazione finale degli enigmi avviene da parte di Kamizu a beneficio dell'investigatore Eiichiro e del fratello Kenzo nella convenzionale forma didascalica che Agatha Christie ha reso celebre nei suoi gialli.
In definitiva questo di Takagi è un giallo intricato dotato di buone invenzioni narrative, reso con una prosa fluida e coinvolgente. Il lettore viene introdotto in un'atmosfera torbida e affascinante, nella quale si possono intravedere alcune delle tradizioni e alcuni dei pregiudizi giapponesi. Il finale, affidato allo spiegone conclusivo del giovane investigatore, può risultare un po’ deludente.