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Non c'è più scampo
 
Non c'è più scampo 2020-12-11 18:55:24 Cathy
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Cathy Opinione inserita da Cathy    11 Dicembre, 2020
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«Chi di noi?»

Poirot è in Siria alle prese con un caso di spionaggio, quando un dottore lo convoca a Tell Yarimjah, in Mesopotamia, per fare luce su un misterioso omicidio: la moglie del capo di una spedizione archeologica, la signora Leidner, è stata trovata morta nella sua stanza, uccisa da un colpo in testa. Nessun estraneo sarebbe potuto entrare o uscire non visto dalla casa che ospita l'eterogeneo gruppo di partecipanti agli scavi, tra i quali, dunque, l'assassino deve necessariamente nascondersi. Il caso si presenta da subito piuttosto complesso: la vittima riceveva da anni misteriose lettere anonime, era tormentata da inquietanti visioni (al punto da spingere suo marito ad assumere un'infermiera che si prendesse cura di lei) e i suoi strani atteggiamenti nei confronti del gruppo di studiosi, collaboratori e amici che partecipano alla missione rendono difficile tracciare un quadro chiaro della sua personalità. Fortuna che nessun omicidio resta a lungo insoluto quando nei paraggi c'è Hercule Poirot.
Uno degli aspetti forse più interessanti dei gialli di Agatha Christie è che nella maggior parte dei casi il grande Poirot (o la piccola, terribile Miss Marple) non ha nessun mezzo o "aiuto" concreto e materiale per fare chiarezza nel caos che un assassino crea volutamente intorno al delitto commesso, allo scopo di confondere le acque e proteggersi. Non soltanto mancano, come è naturale, gli strumenti più moderni, come computer o smartphone da analizzare, intercettazioni, riprese di videocamere di sicurezza o celle telefoniche da verificare, ma molto spesso perfino la semplice possibilità di raccogliere informazioni su qualcuno viene meno o è più difficile da mettere in pratica per le particolari condizioni di quei "luoghi chiusi" che ad Agatha Christie dovevano piacere proprio tanto e che sono l'ambientazione privilegiata dei suoi romanzi migliori. Negli anni Trenta del secolo scorso non era semplice come oggi accedere a tutte le informazioni di cui può aver bisogno un detective (ancora più particolare, poi, è la situazione di miss Marple, una semplice signora di campagna che difficilmente può accedere agli schedari di Scotland Yard) e a maggior ragione lo è ancora di meno se ci si trova nel vagone-letto di un treno bloccato e isolato dalla neve o su un battello in navigazione sul Nilo. "Non c'è più scampo" presenta la stessa impostazione dei grandi capolavori della scrittrice, un gruppo ristretto di personaggi, un luogo chiuso nel quale è difficile entrare o uscire, un omicidio, un assassino da ricercare tra pochi possibili colpevoli che si studiano a vicenda e sospettano l'uno dell'altro, chiedendosi di continuo: «Chi di noi?». Anche qui, come altrove, la risoluzione del caso è affidata quasi interamente all'attività delle celebri "celluline grigie" di Hercule Poirot, alla riflessione sui caratteri, alla finissima indagine psicologica, all'incrocio delle testimonianze, all'occhio attento che scorge una macchia o all'orecchio acuto che valuta se un grido possa essere sentito o meno da una stanza all'altra.
Un altro esempio (quasi) perfetto di giallo vecchio stile in cui solo ed esclusivamente il potere della ragione è un grado di riportare ordine nella realtà e ricondurre un mucchio caotico di episodi apparentemente scollegati tra loro a un'ordinata sequenza di cause e conseguenze. L'ambientazione orientale, poi conferisce sempre un tocco di fascino in più alla narrazione. L'infermiera Amy Leatheran, convocata dal professor Leidner per assistere sua moglie, mette per iscritto la singolare avventura vissuta a Tell Yarimjah con la mente lucida e analitica e lo spirito critico che fanno di lei un'ottima spalla per le indagini di Hercule Poirot. La narratrice descrive le nenie donne che lavano i panni in riva al fiume, il lento ondeggiare dei cammelli, le strade di nuda pietra, i colori intensi dei tramonti e i profumi esotici dell'aria, il riemergere dal fango dei relitti di antiche civiltà e nelle sue parole si avverte con chiarezza lo sguardo dell'autrice che visita quei luoghi lontani insieme al marito archeologo e ne subisce tutto il fascino e la nostalgia.
Peccato che il finale non si riveli pienamente all'altezza del resto del libro e che la soluzione del mistero appaia un po' debole rispetto alle vette dei capolavori della Christie, il solo difetto in un romanzo che per il resto è una lettura estremamente piacevole. I capolavori, dopotutto, sono rari e "Non c'è più scampo" non lo è, ma per chi ama la regina inglese del giallo è una lettura assolutamente consigliata.

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