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Chi è la vera vittima?
E’ il primo romanzo di Bo Svernstrom, giornalista svedese di cronaca nera dell’Aftonblader, uno dei maggiori quotidiani scandinavi. Si tratta di un thriller, che ha avuto grande successo in Svezia, sia per la trama coinvolgente e ricca di sorprese, sia per la crudezza dei crimini, ricchi di particolari efferati. Anche la protagonista, Alexandra, è nel racconto cronista dello stesso giornale dell’autore, e per tutta la prima parte del giallo, certamente la più movimentata, si dà da fare per fornire articoli su una serie di delitti raccapriccianti che non danno tregua ad un altro personaggio-chiave del romanzo, il compassato e consumato da anni di lavoro in prima linea commissario Carl Edson: delitti apparentemente inspiegabili, accompagnati da torture raffinate, a cominciare dalla prima vittima, trovata appesa e inchiodata, mani mozzate, lingua tagliata.
E la serie continua, le vittime sono gente della malavita, stupratori, trafficanti di droga e armi, personaggi violenti con un passato da brividi. Ma chi sarà mai l’assassino? La polizia brancola nel buio, i vari tasselli non combaciano, i reperti a volte ingannano finchè… Inizia la seconda parte del thriller, ed inizia proprio con una rivelazione scioccante e inattesa: Alexandra, che diventa di colpo l’io narrante, ammette (al lettore, s’intende) di essere l’autrice dei delitti. Un passato familiare confuso e disastrato, violenze e stupri subiti, insomma una vita difficile, culminante nella morte dell’amatissimo figlioletto David, travolto, forse deliberatamente, e ucciso da un’auto pirata, condotta proprio dai loschi personaggi che la madre, decisa a tutto, freddamente sta eliminando uno per uno. Il romanzo perde mordente: numerosi i flash back sul rapporto tra madre e figlio, i ricordi, i piccoli e grandi episodi di una vita insieme, la crescita anno dopo anno di un bambino problematico, con frequenti sbalzi d’umore e comportamenti inspiegabili. Particolari che rallentano il ritmo del thriller e lo rendono a volte noioso e ripetitivo. La polizia ovviamente indaga. È vicinissima alla verità, riesce a mettere Alexandra con le spalle al muro in più occasioni, ma, ecco un altro sorprendente colpo di scena, ai limiti della credibilità: Cecilia, medico legale del commissariato, è nientemeno che la sorella gemella della protagonista, e molto abilmente escogita sistemi per truccare le scene dei crimini e discolpare la sorella.
“Victims”: ma chi sono le “vere” vittime? L’assunto del romanzo, contenuto nel titolo, si presta a duplice interpretazione, ma fa presumere che, in sostanza, la vera vittima sia Alexandra, madre colpita nell’affetto più caro, che ha messo in atto una serie di spaventose vendette facendosi giustizia da sé. Anche perché, sembra sottolineare l’autore, la polizia appare inconcludente, lenta nel reagire, con rallentamenti burocratici e operativi, con un commissario ormai provato e stanco, quasi rassegnato, sia per il lavoro stressante sia per problemi familiari irrisolti.
Il thriller è la prima opera di Bo Svernstrom, e si nota. A tratti confuso e disarticolato, è percorso da una trama narrativa non sempre credibile, che sembra ostentare i particolari crudi ed efferati dei vari delitti. Lo shock che colpisce il lettore all’inizio della seconda parte sembra presagire uno svolgimento più incalzante degli eventi, ma non è così, subentrando invece un certo senso di stanchezza, un rallentamento forse voluto per dare spazio alla descrizione del forte legame madre-figlio, quasi fosse una giustificazione razionale delle azioni delittuose. C’è, è vero, il colpo di scena finale, ma il tutto risulta un po’ traballante, e lascia l’amaro in bocca.