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I TEMPLARI HANNO UN SEGRETO
Cotton Malone è un ex agente del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, trasferitosi definitivamente a Copenaghen per gestire una libreria antiquata. Stephanie Nelle, suo ex capo approda in città e Cotton si rende subito conto la sua visita ha un secondo fine: partecipare ad un’asta per comprare un libro apparentemente inutile sulla cittadina Renne le Chateau in Francia, il pezzo mancante del puzzle a cui stava lavorando il marito Lars, studioso e appassionato di Templari, autore di best seller di successo.
Ma Stephanie non è l’unica ad essere interessata al libro e ben presto la scena scena si infiamma con un intreccio tra i personaggi a suon di inseguimenti, complotti e sabotaggi per arrivare ad un unico scopo: scoprire la Grande Eredità dei Templari, per tantissimi anni celata ai Templari stessi.
Romanzo interessante per l’argomento, avvincente ma troppo carico di personaggi, sia nelle digressioni storiche, sia all’interno della trama in sé e questo potrebbe confondere il lettore, anche perché i personaggi citati devono essere ricordati tutti perché vengono poi ripresi nelle pagine successive e appaiono fondamentali nella comprensione della storia. Più che altro sembra un tentativo di “allungare il brodo e arrivare a cinquecento pagine di romanzo.
Pur non conoscendo i rapporti e la conoscenza di Steve Berry e Dan Brown, il romanzo appare come un brutta copia de “Il codice da Vinci”, per quanto riguarda stile e struttura della storia nonché ovviamente l’argomento: lo stile descrittivo, l’attenzione ai particolari, la struttura della trama organizzata con lo sviluppo di due/tre storie che si svolgono in parallelo, intrecciate una con l’altra da elementi comuni, e che solo verso la fine si uniscono insieme, la scelta di un uomo e una donna come protagonisti principali (Cotton prende il posto del prof. Robert Langdon), la leggenda che si mischia a fatti storici, misteri e complotti, sono praticamente uguali. Unica differenza appare la modalità con cui i protagonisti ricercano la verità (la ricerca degli indizi nei dipinti è quasi nulla) e il mistero da risolvere in sé: niente Santo Graal ma la ricerca per l’appropriazione della Grande Eredità lasciata ai Templari dall’ultimo dei maestri, che avrebbe rivelato segreti che avrebbero cambiato la visione del mondo occidentale e contribuito ad una rivoluzione religiosa sensazionale.
La descrizione minuziosa della tortura subita dal Maestro Jacques de Molay proprio all’inizio è una scelta stilistica che potrebbe far impantanare un lettore che si approccia al genere per la prima volta, indisponendolo un po’.
Romanzo consigliato a chi piace il genere e a chi non ha letto “Il codice Da Vinci” . Per chi invece l’ha letto; è opportuno che sappia che sono presenti tante similitudini con quest’ultimo per riuscire ad apprezzare o meno la storia.
Apprezzabile la precisazione dell’autore nelle pagine finali sulla veridicità o meno di alcuni punti scritti, al fine di chiarire che si tratta di un romanzo e non di un libro di storia.