Dettagli Recensione
Un thriller di grande attualità
«Il tempo ha la capacità di assottigliare il dolore, rendendolo trasparente. Un po’ alla volta si impara ad accettare i cambiamenti e si capisce che la vita continua anche se non più come la si desiderava.»
Il suo nome è Jenny Lind ed è una studentessa bella e diversa, una studentessa con una inclinazione artistica che la porta ad approfondire l’arte del fotografare e a custodire una innata passione per la lettura. Come tutti i giovani vive nel suo mondo e nella sua realtà fatta di piccole quotidianità, quotidianità che vengono spezzate, recise di netto un giorno come un altro mentre sta tornando a casa da scuola. Perché Jenny non farà mai ritorno a casa, di lei si perderà ogni traccia, di lei si saprà, solo che è stata caricata di forza sopra a un furgone da un uomo molto violento, nulla più.
Al contempo, Martin e Pamela stanno per vivere l’evento più nefasto della loro vita, stanno per perdere la figlia di lei, Alice. Dopo questo tragico avvenimento le loro esistenze si sfalderanno e se Pamela troppo spesso troverà conforto nell’alcol, Martin dovrà fronteggiare i fantasmi della mente e quel terrore dettato dal senso di responsabilità per la morte della ragazza.
Sono ormai trascorsi cinque anni dalle vicende che riguardano la liceale rapita e il lutto della famiglia per la perdita di Alice che il corpo di Jenny Lind viene rinvenuto privo di vita in un parco: è chiaro sin dal principio che si tratta di una esecuzione in piena regola atta, forse, a essere una dimostrazione o chissà anche un avvertimento. Ma una dimostrazione per chi? Un avvertimento rivolto a chi? E se invece fosse stato anche un modo per punire Jenny stessa e far da esempio a qualcun altro?
Joona Linna fa di tutto per essere investito del caso, ha capito che dietro la morte della liceale vi è ben altro oltre che alle apparenze ma soprattutto, ha individuato un collegamento tra presente e passato, un collegamento che potrebbe far supporre della presenza di un omicida seriale, di un serial killer che ha già agito nel tempo trascorso e che potrebbe tornare nuovamente ad agire. Va fermato e lui non può sottrarsi al suo dovere di agente del reparto operativo nazionale.
«Aron non ascolta con attenzione, non capisce che le parole sono solo una parte di quel che viene detto.»
È da questi brevi assunti che ha inizio l’ultimo titolo a firma Lars Kepler, opera che premetto può essere letta anche a prescindere dalla conoscenza dei precedenti capitoli della saga e ciò perché il duo di coniugi non manca di colmare quelle lacune che potrebbero sorgere nel lettore novizio alla serie.
Fin dai primi capitoli l’avventuriero viene catapultato in un enigma costruito su una perfetta sequenza di incastri che battuta dopo battuta sono intrisi di suspense e scene che non mancano di toccare le corde più intime del suo animo. Sia i personaggi principali che quelli più marginali vengono delineati con cura, dotati di una loro ragion d’essere, instradati in quella che sarà la loro funzione narrativa. L’arcano viene ricostruito tassello dopo tassello, il mistero è tale che incuriosisce nella lettura in un costante crescendo che non subisce sbavature e che tiene avvinta in una solida morsa la curiosità del conoscitore. Gli scrittori prendono per mano il loro pubblico e con linearità e logicità conducono a quello che è un epilogo che offre le risposte sperate e non delude le aspettative. Il ritmo è sempre rapido e costante nel proseguire, alcuni possibili cliché vengono altrettanto rapidamente disattesi dal proseguire dell’avventura e con l’evolversi della storia.
«Joona pensa a quel che ha scritto il filosofo Michel Foucault, che la verità non fa parte dell’ordine del potere, ma è imparentata con la verità.»
Ma la vera maestria del duo di romanzieri è quella di essere riusciti a costruire un thriller solido e succulento per appassionati del genere e non, un titolo che tratta di tematiche attuali e forti. Non stupisce, infatti, ed è anzi altamente plausibile che il loro modus operandi, come recentemente avvalorato anche in una sostanziosa recensione al titolo a firma Fabiano Massimi su “Il libraio” della quale vi invito alla lettura laddove siate curiosi di conoscere di un’altra impressione più tecnica, metrica ed esaustiva dell’opera, che i medesimi abbiano costruito il romanzo attorno alla problematica di cui anteriormente avevano deciso di trattare.
In queste pagine non solo vi ritroverete di fronte a un titolo con una componente psicologica fortissima e dalla componente thrilleristica ineccepibile ma vi troverete di fronte a uno scritto che parla di donne, che parla di donne scomparse nel nulla, che parla di violenza domestica, violenza psicologica e fisica, violenza sessuale, che parla di legami spezzati, che parla di malattia nel corpo e nella mente, che parla di famiglia, che parla di attualità. Perché il genere del thriller è sì un’opera di intrattenimento ma è anche un potente luogo di riflessione sui rapporti umani e sul nostro presente.