Dettagli Recensione
Quale strano enigma è l'uomo
Sherlock Holmes non è più stimolato intellettualmente e ciò lo porta a fare uso di cocaina. Il suo fedele amico John Watson è preoccupato per lui, quando all’improvviso l’investigatore riceve la visita di Mary Morstan, una signorina che fa da subito breccia nel cuore del dottor Watson. Ella si rivolge a Sherlock Holmes poiché ha ricevuto una lettera da un misterioso ammiratore che lo stesso giorno di ogni anno le manda una perla di ottima fattura. L’ammiratore chiede di incontrare la signorina e lei si reca all’appuntamento insieme a Holmes e Watson, dove qui trovano Thaddeus Sholto, figlio di un collega del padre di Mary, quest’ultimo scomparso da quattro anni in India. L’investigatore finalmente avrà tra le mani un nuovo caso e dovrà fare affidamento sulle proprie innate capacità intellettive e sul suo collega per poterlo risolvere.
Ho iniziato la saga dell’investigatore più famoso della letteratura e dopo aver terminato il primo romanzo mi sono buttato a capofitto su questo nella speranza che potesse affascinarmi in egual maniera, se non di più.
La trama in sé mi è piaciuta: come nel romanzo precedente l’identità dell’assassino viene svelata più o meno a metà racconto e successivamente vengono spiegati gli antefatti. Nel romanzo non mancano colpi di scena e momenti di suspance che inducono il lettore a scorrere le pagine rapidamente per poter arrivare a scoprire la verità insieme a Sherlock Holmes. Arrivati alla fine del racconto non vi sono domande che aleggiano nella mente del lettore, se non cosa abbia in serbo il futuro per il dottor Watson.
Sfortunatamente la bella trama di questo libro mi è risultata, a tratti, di difficile comprensione a causa dello stile: l’inizio viene spiegato bene e il lettore viene indirizzato verso l’inizio del caso in maniera ineccepibile. Tuttavia una volta che si entra nel “vivo” del racconto si fatica a seguire tutti gli avvenimenti e arrivati al capitolo finale dove vengono spiegati gli antefatti dei delitti, il focus si perde completamente. La narrazione di tali antefatti si sarebbe potuta benissimo condensare in poche pagine, invece di prendere la storia alla larga e raccontare minuziosamente tutti i dettagli della questione. Avendo riscontrato questa caratteristica seppur in maniera minore anche nel romanzo precedente, sono stato inevitabilmente portato a pensare che sia uno stile fatto proprio dallo scrittore. I personaggi incontrati in precedenza hanno mantenuto le loro caratteristiche già note e questo l’ho trovato positivo. La storia è narrata in prima persona dal dottor Watson e di conseguenza riusciamo a capire molto bene tutti i suoi stati d’animo nei confronti degli altri personaggi.
Consiglio questo libro a chi ha intrapreso il viaggio nella lettura dei romanzi e dei racconti di Arthur Conan Doyle. Nonostante lo stile non sia stato di mio gradimento, ho trovato la trama ben congeniata e che mi ha portato, nonostante tutto, a sfogliare i capitoli per arrivare alla soluzione del caso insieme a Sherlock Holmes e Watson, e sperare il meglio per loro nel prossimo romanzo.