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Meglio un fantasma della solitudine
Protagonista assoluto del racconto è la orribile casa di Hill House, un posto claustrofobico, da incubo, infestato, ma soprattutto un luogo che sembra progettato come una prigione da cui è impossibile fuggire. La casa ha una vita propria. Porte finestre piatti bicchieri qualunque cosa ha un suo ordine che non va scalfito e all'occorrenza la casa può comunicare con i suoi occupanti. Più della storia mi sono piaciuti i dialoghi brillanti e la sensazione di solitudine e di felicità della protagonista Eleanor che per la prima volta si sente parte di qualcosa. Questa sua sensazione è più terribile e angosciante di qualsiasi oscura presenza, essendo un tangibile dato di fatto e sua madre, morta da poco, anche se non ha nulla a che fare con le presenze del castello, sembra in qualche modo parlare a tratti attraverso di queste. Il libro è bello ma non così bello come Abbiamo sempre vissuto nel castello che è decisamente superiore per suspense e originalità.
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