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«Rachel, il mio tormento»
L'impulso alla conoscenza, il desiderio di capire, di comprendere ciò che resta fuori dal cono di luce della chiarezza, dell'evidenza, della razionalità, appartiene a tutti gli esseri umani. A risvegliare questo istinto sopito nel giovane, ingenuo Philip Ashley è l'incontro con la moglie dello zio Ambrose, che per anni lo ha allevato da solo, dopo la morte dei genitori, amandolo come un figlio e senza il bisogno di altri affetti finché, all'improvviso, durante un viaggio in Italia, decide di prendere moglie. Proprio lui, che ha sempre ostentato dubbi, scherno e disprezzo nei confronti della condizione coniugale. Stregato da una lontana parente vedova incontrata per caso, l'affascinante cugina Rachel, fa appena in tempo a sposarla prima di sviluppare una misteriosa, fatale malattia che lo porta in breve tempo alla morte.
E così il giovane Philip, rimasto in Cornovaglia ad amministrare la tenuta di famiglia, si trova a dover fronteggiare ben due misteri: capire cosa è successo al suo amato cugino-padre, in Italia, e sciogliere l'enigma-Rachel, graziosa, intelligente, navigata e assolutamente indecifrabile. La situazione si complica quando Philip, inizialmente deciso a detestarla con tutte le sue forze e addirittura convinto che sia responsabile della morte del cugino («Rachel, il mio tormento» scrive di lei Ambrose nelle ultime lettere che invia a Philip prima di morire, forse in preda al delirio o forse più lucido che mai), finisce con il perdere la testa per la vedova. Philip è un giovane uomo semplice cresciuto in un mondo semplice, campagnolo, scandito dall'avvicendarsi delle stagioni e dei lavori agricoli, dalle domeniche in chiesa, da piccoli eventi sociali. Il suo unico contatto di rilievo con l'universo femminile si riduce all'amica di infanzia Louise, che considera pressappoco una sorella, e alla moglie e alle figlie del pastore. Prima che arrivasse Rachel, sotto l'antico tetto degli Ashley non dormiva nessuna donna da quando Ambrose cacciò la balia del suo pupillo per tirarlo su da solo. In tutta la sua tranquilla, sonnolenta esistenza il giovane Philip non ha mai incontrato niente e nessuno che si avvicini anche solo vagamente alla seduzione sottile, all'ironia tagliente e al lieve fascino esotico di sua cugina Rachel e non può fare altro che soccombere al desiderio che prova. Ma il bisogno di capirla e svelare il mistero che avvolge lei, la sua vita, il suo matrimonio, la morte di Ambrose lo tormenta in ugual maniera.
Chi è davvero la cugina Rachel? È la carnefice che ha assassinato suo marito per ereditarne i beni? È la vittima dei pregiudizi e della malattia del marito? È entrambe le cose o nessuna di tutte e due? La realtà è troppo complessa e sfumata per essere inquadrata in un unico schema?
L'enigma-Rachel è destinato a restare insoluto e a tormentare Philip per il resto della sua vita, sfuggendo perfino a un facile inquadramento da parte di chi legge. Forse l'unica immagine autentica di Rachel che emerge dalla carta è quella di una donna forte, amante della propria indipendenza e determinata a conservarla, sottraendosi ai desideri e alle pretese di due uomini che hanno cercato, pur senza averne consapevolezza, di intrappolarla con il loro amore, una brama di possesso simile a una gabbia, e non ci sono riusciti.
Forse, però, come sempre nei romanzi di Daphne du Maurier, quello che conta di più non è tanto scoprire la verità, quanto godersi la bellissima scrittura, ricca, descrittiva, evocativa, le accurate costruzioni psicologiche e le ambientazioni suggestive e magistralmente delineate, a un livello pari o forse anche leggermente superiore rispetto al celeberrimo "Rebecca". A unire come un filo rosso i due romanzi c’è una femme fatale sulla quale incombe un destino minaccioso, quasi una sorta di punizione per la libertà che ha osato rivendicare e che sarà inflitta, naturalmente, da un uomo, ma anche il tema di fondo essenziale per comprendere la scrittura della du Maurier, qui portato alle estreme conseguenze: l’inevitabile, profonda ambiguità del reale e la difficoltà di rintracciare la verità al di sotto del velo ingannevole delle apparenze.
"Mia cugina Rachel" è un romanzo raffinato, complesso, forte e delicato al tempo stesso. Un mistero senza soluzioni sul quale il lettore, come Philip, resterà a interrogarsi a lungo, in cerca di una risposta che potrà essere soltanto relativa, personale, soggettiva, e che forse, in fondo, nemmeno esiste.
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Grazie, Manuela