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Poirot sul Nilo
 
Poirot sul Nilo 2020-10-21 16:32:32 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    21 Ottobre, 2020
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L'amore terribile

“L’amore può essere una cosa terribile!”
“Proprio per questo buona parte delle grandi storie d’amore sono tragedie.”

Linnet Ridgeway è giovane, di cervello fine, erede di un solido patrimonio familiare e, più d’ogni altra cosa, è una donna bellissima. In quell’angolo d’Egitto – crocevia degli itinerari turistici – Linnet potrebbe essere la dea-Sole (se solo quella divinità dell’antico Egitto fosse stata impersonata da una figura femminile, e non dal dio Ra).
Sul Karnak che ridiscende il fiume Nilo, Linnet è in luna di miele con Simon Doyle. Ma su quel battello, indesiderata, c’è anche Jacqueline de Bellefort, tempo fa la migliore amica di Linnet… tempo fa, appunto: fino all’infausto giorno in cui ha deciso di presentare all’amica il suo fidanzato, Simon Doyle, perché potesse trovare lavoro nell’impero finanziario della famiglia Ridgeway. Per l’infelicità di Jacqueline, le cose sono andate diversamente.
Tante altre, però, sono le persone che viaggiano sul Karnak, e non tutte sono ciò che sembrano: non è un caso che su quel battello viaggi anche il colonnello Race, in cerca di un uomo molto pericoloso sfuggito varie volte alle forze di polizia.
E’ un caso, invece, che sul Karnak ci sia anche un omino belga, il cui nome è Hercule Poirot: la sua intenzione sarebbe di godersi una vacanza… ma, senza scendere dal lussuoso battello, si troverà ben presto a nuotare in acque a lui familiari.

“Poirot sul Nilo” è uno dei libri più noti e “fotogenici” della Christie. Non a caso conta tre trasposizioni cinematografiche: l’ultima è di quest’anno, con Kenneth Branagh nel ruolo del celebre detective; nel 2004, quando Poirot è Albert Finney, Linnet Ridgeway è interpretata da Emily Blunt; nel 1978, con il simpatico Poirot di Peter Ustinov ci sono Mia Farrow, David Niven, Angela Lansbury e, addirittura, Bette Davis.
Il merito principale del libro è nella caratterizzazione delle protagoniste femminili, due donne accuratamente provviste di una forza eguale e contraria (non a caso, ad un certo punto del libro, vengono definite come il “sole” e la “luna”). Se è vero che una Christie quantomai incendiaria dispone la lunga prima parte del libro come una miccia, la successiva ambientazione nell’assolato Egitto finisce per esserne l’ultimo tratto, perfetto per la deflagrazione del “triangolo” (l’assassinio di una delle due rivali). E tuttavia, proprio da quel momento la vicenda diventa anche qualcosa d’altro: sotto traccia – deve allora osservare il lettore – l’autrice ha già alimentato la “sfida” predisponendo una diversa serie di piste, ciascuna delle quali potrebbe spiegare l’assassinio senza ricorrere all’insondabilità della gelosia (d’altronde non è stato l’ “Otello” già scritto?).
In definitiva non un giallo tecnicamente perfetto, ma una storia “magnetica”, dove la prevalenza del fascino sulla geometria è profondamente voluta.
Fino a che punto, chiedete? Per scansare lo spoiler basterà dire che non ci troviamo precisamente dalle parti di eros e thanatos, ma nemmeno ne siamo tanto lontani: come da citazione iniziale, amore e tragedia giocano la loro parte.

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