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Noi tutti siamo nobile osso
Il collezionista di ossa di Jeffery Deaver gioca molto sull’antinomia tra il detective tetraplegico e stanco di vivere (“Lincoln Rhyme aveva chiesto a quattro medici di ucciderlo. Si erano rifiutati tutti”) e l’assassino seriale, sospinto nei suoi crimini da una macabra filosofia (“Noi tutti, siamo nobile osso. Le ossa non mentono. Le ossa sono immortali”) che imprime la selezione delle vittime (“Le tue ossa sono sane – e così prominenti. Le tue ossa dureranno per sempre”).
Da un lato il metodo scientifico dell’inquirente (“Ci sono cinque fattori contaminanti del luogo di un delitto… Le condizioni atmosferiche, la famiglia della vittima, il sospettato, i cacciatori di souvenir. L’ultima è la peggiore… Gli altri poliziotti”), dall’altro la sfida scellerata ingaggiata dal sosco (“Sta comunicando, e nella tua lingua. La lingua della polizia scientifica? Perché?”).
In una New York mobilitata per un evento internazionale (“Le Nazioni Unite… Questo sosco potrebbe anche distrarci tutti…”) tutto congiura contro Rhyme e la neofita, ma intuitiva Amelia Sachs: anche il Camaleonte dell’FBI ( “Dellray… il federale aveva tentato di sottrarre l’indagine al Dipartimento di Polizia di New York”)…
Minuzioso nella descrizione della sfida e nella ricostruzione progressiva dell’identità fisica e psicologica dell’assassino, il romanzo accelera nei clamorosi colpi di scena finali, che rendono quest’opera imperdibile per gli amanti del genere.
Bruno Elpis
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Questo libro non riesce a incuriosirmi, e mi pare non sia imperdibile.