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Aiuto, Poirot!
 
Aiuto, Poirot! 2020-09-13 11:12:29 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    13 Settembre, 2020
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Omicidio in fotocopia

Merlinville-sur-Mer, non lontano da Calais: è da lì che parte l’epistolare grido d’aiuto del signor Renauld, intenzionato ad assumere Hercule Poirot in vista di un incombente pericolo. Troppo tardi. Quando l’investigatore belga arriva nella località francese, il facoltoso cliente è già morto, pugnalato alla schiena.
Inizia così la seconda avventura del personaggio più celebre di Agatha Christie, il quale, dopo il bell’esordio in “Poirot a Styles Court”, viene ancor meglio definito nelle sue manie ed abilità: ordine, metodo, utilizzo delle “cellule grigie” e attenzione alla psicologia (degli indiziati) e alla logica (degli elementi indiziari).
A Villa Genevieve, Hercule Poirot non trova soltanto un cadavere ma, in un breve raggio di chilometri, tutta una serie di persone che hanno avuto a che fare con la vittima, anche in tempi meno recenti.

Sono tre le componenti che ravvivano questo giallo della Christie:
- come è proprio dei primi romanzi dedicati a monsieur Poirot, la narrazione è fatta in prima persona dall’amico Hastings, il capitano britannico che – volitivo quanto si vuole – fa però dell’ordinarietà la sua caratteristica principale: un escamotage che consente all’autrice di sottolineare per contrasto tutte le doti e le piccole manie del suo investigatore;
- in “Aiuto, Poirot!”, quest’aspetto è ancor più accentuato dalla presenza di un “concorrente” francese, l’ispettore Giraud, che – con un modo di procedere del tutto opposto a quello del protagonista – si diletta nel seguire maniacalmente le tracce ed esaminare in lungo e in largo i luoghi dei fatti. Quella tra Poirot e Giraud diventa una vera e propria sfida di metodi investigativi;
- infine, come capita a volte nelle avventure di Hercule Poirot, “l’amour”: un elemento che serve spesso ad arricchire la psicologie di taluni personaggi e che, in questo caso, moltiplica gli intrecci secondari della storia.
Tuttavia, specie verso gli ultimi capitoli, quest’ultimo elemento straborda, portando con sé una serie di colpi di scena fin troppo pirotecnici: il risultato è sì di ricavare più azione ma, forse, anche di rendere gli ultimi sviluppi della vicenda meno credibili.
Insomma, questa seconda avventura di Poirot è gialla come al solito ma anche un po’ rosa… Per gli appassionati della Christie, in ogni caso, un libro da non mancare.

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Commenti

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Ciao Rollo, mi piace molto la tua capacità critica nel parlare di un libro, ti leggo sempre volentieri. Dell'autrice ho letto solo "Dieci piccoli indiani" e l'ho trovato un capolavoro: è riuscita a tenere le redini fino alla fine e dare il colpo di grazia e la soluzione nell'ultima frase del libro. Non è un'autrice che leggo spesso, solo perché non amo il genere giallo, seppur Fernando Pessoa sosteneva che la lettura dei gialli è tra i pochi piaceri intellettuali di una persona.
In risposta ad un precedente commento
Rollo Tommasi
15 Settembre, 2020
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Ti ringrazio per l'apprezzamento, Ioana. "Dieci piccoli indiani" è per molti di noi recensori "storici" uno dei migliori gialli mai scritti (se non il migliore in assoluto)... e nel mio piccolo sono d'accordo con Pessoa sul fatto che leggere un bel giallo sia un piacere.
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