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Le memorie di Sherlock Holmes
 
Le memorie di Sherlock Holmes 2020-08-31 17:14:48 FrancoAntonio
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    31 Agosto, 2020
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L'alfa e l'omega di Sherlock Holmes

Questa, in ordine di apparizione, è la seconda raccolta di novelle brevi con protagonista Sherlock Holmes. Come per il passato, la voce di Watson ci racconta in undici "capitoli" le indagini svolte dal suo amico e geniale investigatore durante la sua formidabile carriera. Non in ordine cronologico, ma puramente casuale, veniamo messi a parte dei primissimi casi, quando, ancora studente universitario, Sherlock aiutò qualche compagno di studi a risolvere terribili misteri di famiglia, sino alle ultime imprese alcune davvero eclatanti altre solo curiose.
E' grazie a questa antologia che facciamo la conoscenza con Mycroft, l’enigmatico, misteriosissimo e ancor più geniale fratello di Sherlock. Ma soprattutto è grazie all’ultimo racconto di questa serie (nella mia versione intitolato “L’ultima avventura”) che scopriamo l’esistenza del professor Moriarty, il genio del male che, in tutte le successive elaborazioni del mito di Holmes, diverrà l’archetipo del criminale assoluto, l’eterno rivale contro il quale l’investigatore di Baker Street 221B sarà perennemente in lotta.

A differenza di quanto avevo notato nella raccolta precedente, “Le avventure di Sherlock Holmes”, a mio avviso, questi racconti mostrano di soffrire di più della brevità in cui la vicenda è stata compressa. Infatti, molte storie avrebbero meritato un maggior approfondimento delle descrizioni, una maggior cura dei dettagli e dei personaggi coinvolti. Soprattutto sarebbe stata necessaria una descrizione più approfondita delle circostanze in cui i vari delitti da risolvere o i misteri da svelare si atteggiano. Nelle poche pagine che Conan Doyle dedica a ognuna delle storie, il comportamento di Holmes diviene non molto dissimile da quello di un prestigiatore che “magicamente” fa comparire l’esito finale nascondendo, però, l’elaborato processo necessario per conseguirlo. Spesso la vicenda si snoda secondo un ripetitivo cliché con l’investigatore che, dopo aver stupito l’interlocutore di turno con il solito “giochetto” fatto di improvvise rivelazioni sulle caratteristiche del medesimo, dedotte dalle poche tracce che reca sulla sua persona, procede alla raccolta di indizi ed elementi di prova di cui fa partecipi gli altri solo in parte. Poi, nel finale, svela i retroscena in una ricostruzione “ex post” della sua deduzione. Lo schema, di per sé è divertente, ma, se ripetuto continuamente secondo i medesimi rituali, alla fine perde della sua attrattiva e lascia deluso il lettore.
Lo stile è sempre gradevole e fluido e la descrizione di una Inghilterra fin de siecle è stuzzicante e accattivante, ma il lettore, insaziabile, pretenderebbe di più dalla penna di Conan Doyle.
Del resto spesso molte delle geniali scoperte di Holmes, oggi, a centotrent’anni di distanza, appaiono abbastanza ingenue; quando non sono opinabili, discutibili o, addirittura pretestuose; oppure (più raramente), afflitte dai pregiudizi e preconcetti di quell’epoca in cui valeva il motto “Britannia rules” e, oggi, appaiono decisamente datate.
Per chi ama l’investigatore di Baker Street 221B, la lettura, però, è imprescindibile, non foss’altro per il memorabile duello con Moriarty alle cascate di Reichenbach, anche se, proprio in questo racconto, si sente la mancanza di un maggior sviluppo e una più approfondita descrizione di quell’anima nera che diventerà (dopo, nelle elaborazioni degli epigoni) il prof. Moriarty e delle circostanze di quella fatale contrapposizione e dei vari retroscena che hanno portato alla creazione di quel sindacato del crimine che faceva a lui capo..

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