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La storia fa riflettere su problemi attuali.
Non è forse una delle opere migliori di John Grisham, fra l’altro uno dei miei autori preferiti, ma l’impronta del grande scrittore si fa sempre sentire: il romanzo è scritto bene, con il consueto stile preciso, ordinato, direi quasi da cronista scrupoloso degli avvenimenti. E sono avvenimenti che, come accennerò più avanti, sono legati anche all’attualità ed a certi eventi, pur catastrofici o deplorevoli, che possono essere di stimolo alla speranza in un futuro migliore.
Teatro degli avvenimenti è Camino Island, luogo di fantasia: potrebbe essere, secondo alcuni, Marco Island o, più probabilmente, Amelia, 30.000 abitanti, piccola isola dell’arcipelago delle Sea Islands, Florida settentrionale. E’ qui comunque che, zigzagando da Capo Verde e cambiando rotta in barba alle più accreditate previsioni meteorologiche, si abbatte l’uragano Leo, devastando il territorio: alberi sradicati, case scoperchiate, acqua e fango dappertutto. Tra i pochi residenti rimasti (la maggior parte, avvertita per tempo, è fuggita) una decina di morti: tra questi, Nelson Kerr, ex avvocato, scrittore, ritiratosi sull’isola per completare un suo romanzo, “Battiti”. La morte, che non sembra dovuta all’uragano ma ad alcune profonde ferite alla testa e al collo, induce tre suoi amici (Bruce Gable, libraio, collezionista di opere antiche e protettore di giovani talenti, Nick, commesso in libreria e perspicace osservatore di fatti e persone, e Bob, ex carcerato scrittore di gialli) a svolgere indagini per conto proprio, con la svogliata collaborazione dei poliziotti dell’isola, impegnati in ben altre faccende. Qui inizia a svilupparsi la vicenda in tutti i suoi lati più oscuri. Si viene a sapere che il libro, non ancora pubblicato, è in sostanza un’aperta denuncia del malaffare di alcuni gruppi di gestione di case di riposo, dove anziani pazienti con morbo di Alzheimer, pur ridotti allo stato vegetativo e con elettroencefalogramma piatto, sopravvivono a lungo grazie alla somministrazione di un farmaco illegale, non approvato né sperimentato ufficialmente, introdotto dalla Cina e camuffato da vitamina. Tale farmaco prolunga miracolosamente la vita dei poveri moribondi, pur causando cecità e altri malanni: in sostanza una truffa che costa al servizio sanitario nazionale danni per milioni di dollari ed eccezionali proventi illeciti per i truffatori. I lettori non si aspettino colpi di scena risolutivi o azioni delittuose come si potrebbero attendere, ad esempio, nei gialli di James Patterson: solo qualche delitto marginale, ma è John Grisham con il suo talento che detta i tempi e dipana l’intricata vicenda: quindi, indagini puntigliose con dettagliati risvolti legali, prima con l’intervento da dilettanti degli amici della vittima e la complicità di dipendenti delle case di riposo, poi con la collaborazione e l’intervento massiccio della polizia e dell’FBI.
Convince lo stile sobrio e privo di fronzoli e convince la modalità narrativa, quasi una cronaca precisa degli avvenimenti come si conviene ad un giallo classificabile a tutti gli effetti come legal thriller. Interessante e convincente anche la trattazione dei due principali avvenimenti del romanzo (ne avevo accennato all’inizio), argomenti di cui si discute anche oggi e che, a mia memoria, non risulta abbiano avuto spazi importanti in altre opere di Grisham né di altri autori. Il primo riguarda la conduzione di alcune case di riposo per anziani e la loro cattiva gestione, di attualità anche purtroppo nel nostro Paese. Nel romanzo l’illusorio prolungamento della vita dei malati di Alzheimer, incapaci di intendere e di volere, con un trattamento farmacologico illegale, non sperimentato e gravato da evidenti danni collaterali, frutta ai gestori dei nosocomi cospicui profitti truffaldini: ed è paradossale che un mantenimento in vita, pur in sé auspicabile, sia ottenuto con mezzi e rimborsi illeciti, una vera e propria truffa ai danni del servizio sanitario. Il secondo avvenimento messo ben a fuoco da Grisham è la devastazione provocata dall’uragano Leo, ben raccontata in ogni particolare: inondazione e distruzioni frutto anche di probabili politiche ambientali non appropriate nè previdenti. L’autore ci tiene a mio parere a sottolineare il problema delle catastrofi ambientali, quando, proprio nelle ultime righe dell’ultimo capitolo (magistrale colpo di scena!), preannuncia, a riparazione dei danni quasi completata, l’imminente arrivo sull’isola di una nuova catastrofe ambientale.
In sostanza un buon romanzo. Pur privo di spettacolari picchi emotivi, tratta argomenti che riguardano sicuramente l’attualità e che inducono a riflettere su alcuni evitabili accadimenti.