Dettagli Recensione
Un indovino gli disse
La pelle eburnea, bellissima e liscia come seta.
Implora il maestro tatuatore fino a che lui cede, aghi ed inchiostro, così il padre inizia ad incidere la sua arte sul giovane corpo della figlia.
Conosci la tripla maledizione?
Il serpente ingoia la rana, la rana ingoia la lumaca, la lumaca fa sciogliere il serpente.
Il corpo di Kinue, privo del torso, viene trovato in un bagno chiuso dall’interno.
Sul davanzale della finestra una lumaca scivola lentamente.
Una breve nota alla biografia dell’autore che pare essa stessa nata dalle pagine di un romanzo, Takagi Akimitsu nacque nel 1920 e dopo la laurea in ingegneria decise di abbandonare la professione per diventare scrittore, a seguito della profezia di un indovino.
Divenne uno dei più famosi giallisti giapponesi, questa è la prima pubblicazione italiana.
Edito nel 1948, sebbene la letteratura giapponese di quell’epoca mi sia particolarmente gradita, la lettura è stata controversa. Da un lato spicca affascinante l’incipit, che richiama miti e leggende dell’epoca Edo, immergendo le radici del delitto nel mondo sommerso ed illegale dei tatuaggi nel Giappone del dopoguerra. Dall’altro l’incedere lento e piuttosto dozzinale dell’indagine rende la lettura a tratti soporifera. Purtroppo, la caratterizzazione dei personaggi è poco incisiva ed il taglio psicologico blando, come pure le descrizioni della Tokyo occupata e sconfitta sono piuttosto scialbe.
Chi cerca un buon giallo vintage legga Agatha Christie, chi è affascinato dal mistery nelle atmosfere del Sol Levante e ritiene di assecondare le profezie di un indovino troverà in questo Takagi un apprezzabile compagno, seppur con riserva.
Indicazioni utili
- sì
- no