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La doppia madre
 
La doppia madre 2020-05-13 08:09:31 68
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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68 Opinione inserita da 68    13 Mag, 2020
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Confusione romanzata

Una doppia madre, forse una terza, nella mente apparentemente confusa di un bambino di tre anni, semplice illusione, dimensione onirica, ossessione protratta, inganno subito da parte di un mondo adulto invischiato nei propri affari loschi?
Una rapina con morti ammazzati ed un malloppo da recuperare, una banda da sgominare all’ interno di un thriller elaborato e corroborato da molteplici piste e piani di lettura, tutti divergenti.
Guti e’ un topo di peluche che racconta favole per bambini, Vasil Dragomnman uno psicologo dell’ infanzia che si dibatte tra il vero e il presunto, Marianne Augresse un commissario quarantenne all’ interno di un mondo maschile, Amanda e Dimitri Moulin una strana coppia di genitori, Angelique una giovane donna alla ricerca della felicità.
Tanti indizi tra il vero e il presunto, una vicenda ambientata a Le Havre, importante porto commerciale nel nord della Francia, tra gru, ciminiere, moli e container, nel soffio di veloci relazioni individuali, vissute intensamente, solo ipotizzate o bruscamente interrotte, che spesso nascondono altro, forse niente, se non solitudine e semplici giochi legittimanti una strategia pregressa.
Una prima parte lunga ed allungata che accoglie un universo infantile fragile e bisognoso d’ amore, che vive di sogni infranti, assorbe il contorno e lo ricorda perfettamente, riproducendo la realtà ed incanalandola in un personale e indecifrabile codice comunicativo, tra silenzi, visioni fantasiose e distorte, oscuri disegni, in un rapporto vicendevole con il proprio migliore amico, un topo di peluche al corrente dell’ unico modo per sbarazzarsi degli orchi.
Vasil Dragonman getterà l’esca, starà a Marianne Augresse raccoglierla e svilupparla, dibattendosi tra il vero e il presunto, in un mondo di adulti desolatamente crudo, con sogni di gloria e riscatto che nascondono un’ infanzia di niente, violenta, abusata, interrotta, precocemente ed inevitabilmente indirizzata a delinquere.
La seconda parte, con una velocità tardiva, si addentra nel cuore del thriller e nel tragico mondo dei “ grandi “, lasciando un’ impronta di bugie ricorrenti, intrise di romanticismo e sogni rubati, tra violenza, odio, crudeltà, intrecciando confusamente scampoli di vicende connesse.
L’ impressione generale, oltre una scrittura di genere prolissamente romanzata, tendente allo stereotipo ripetuto ed inconcludente ( il poliziotto bello e impossibile, il commissario duro dal cuore tenero, il riscatto sociale, una certa confusione sessuale e relazionale ), è di un thriller psicologico intriso di altro, parzialmente edulcorato, che cerca di fissare contorni eterogenei all’ interno di una trama poco consistente, con scarsa azione, pochi e tardivi colpi di scena, sommersi da un gravoso preambolo ( di centinaia di pagine ) divenuto il cuore del racconto, e questi, per un autore così acclamato, mi paiono difetti non da poco.

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