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Kim Stone contro i crmini d'odio razziale.
Un altro thriller che ha come protagonista la già nota Kim Stone, una detective decisa, sempre sul pezzo, nemica dei compromessi: un vero maschiaccio, che detta legge ai colleghi maschi e che adora le motociclette veloci. La ragazza, dotata anche di una abilità investigativa fuori dal comune, è a capo di una squadra che la segue senza batter ciglio e ne condivide i successi.
Questa volta però è costretta a collaborare con un collega con cui ha avuto in passato forti dissapori: l’accordo non è facile, i litigi sono frequenti, i due non riescono a chiarire i veri motivi dell’antipatia che aleggia sempre tra loro e che rischia a volte di rallentare e complicare i procedimenti investigativi. La storia inizia con il ritrovamento occasionale, durante uno scavo archeologico nelle campagne del Black Country in Gran Bretagna, di alcune ossa umane in un campo in prossimità delle residenze di proprietari terrieri: le ossa (si saprà poi che erano di tre individui scomparsi qualche decina di anni prima) sono esaminate da una anatomopatologa esperta che ne studia le particolarità anatomiche ed emette i primi verdetti. Le indagini brancolano dapprima nel buio, poi iniziano perlustrazioni ed interrogatori dei proprietari del terreno e vengono lentamente alla luce riscontri che fanno sospettare colpe antiche e recenti. Si scopre che il movente principale degli omicidi, perché di omicidi si tratta (le ossa hanno rivelato fori di proiettili e incrinature da tagliole da caccia), è l’intolleranza razziale, tramandata da padre in figlio in un clan familiare, che negli anni è sfociata in una vera e propria ondata di odio e di violenza nei confronti di persone a vario titolo “diverse”. La brava Kim Stone indaga con cautela in un ambiente difficile e chiuso, mentre altre aggressioni e delitti complicano l’iter investigativo. Il thriller raggiunge un’alta tensione emotiva quando viene rapita un’agente di colore, giovane ed inesperta, che per mostrare le sue capacità aveva iniziato un’indagine per conto proprio cadendo, con un inganno, nella rete del clan. Gli ultimi capitoli del romanzo tengono sulla corda il lettore: la Stone ed i suoi scoprono il covo dei razzisti, un luogo di torture ed orrori (tagliole per ostaggi sequestrati che tentavano la fuga, cani addestrati ad azzannare ed uccidere), liberano la collega e fanno luce su colpevoli e complici. Naturalmente, alla fine, Kim ed il collega con cui aveva problemi personali in sospeso chiariscono il loro rapporto e, per così dire, fanno la pace.
Il thriller scorre abbastanza ben sostenuto, con capitoli brevi e colloqui serrati. Non ci sono momenti di pausa, il ritmo narrativo è forse troppo veloce, tale da far perdere qualche volta l’orientamento della vicenda nel susseguirsi rapido degli eventi. In compenso il tema trattato, quello dell’odio razziale, è sotto diversi aspetti di grande attualità, e deve ancora una volta far riflettere e radicarsi nella nostra coscienza.
Alcuni critici letterari hanno paragonato Angela Marsons a Patricia Cornwell e James Patterson: il paragone, a mio giudizio, è per ora azzardato: la Cornwell, a parte gli ultimi romanzi (ad esempio “Quantum”), resta ancora la regina del genere, mentre Patterson, soprattutto negli ultimi gialli (cito ad esempio “Il Presidente è scomparso” del 2018), è secondo me più interessante e godibile.