Dettagli Recensione
Quando un luogo per bambini fa diventare adulti
Siamo di fronte ad un King più maestro di vita che dell'orrore.
Il ventunenne Devin Jones, universitario in bolletta col cuore spezzato, trascorre l'estate del 1973 in Carolina del Nord, ad Heaven's Bay, dove trova lavoro nel modesto luna park di Joyland, dove due anni prima è stata uccisa una ragazza all'interno del "Castello del Brivido", che da quel momento si dice sia stato infestato dal suo fantasma . Sarà un'estate di nuovi amici fidati, di nuovi amori, di crescita verso l'età adulta ma anche di terrore: Devin dovrà proteggere la donna di cui si è invaghito ad ogni costo.
Joyland è indubbiamente un'opera fuori dalle tipiche corde del Re, ma non per questo deve essere considerato di inferiore qualità. Tutt'altro. Necessita solamente di essere letto con un occhio che non si aspetta di venire terrorizzato, bensì di imparare, di crescere: Devin incarna la maggior parte dei ragazzi della sua età, ovvero un'eta di incertezze verso il futuro, di drammi inutili, un periodo in cui si ridefiniscono le priorità e si iniziano a ponderare in modo più profondo le persone.
E' proprio questo che fa il nostro protagonista nell'arco di tutto il libro, dove il thriller ed il tema investigativo fungono solo da contorno, anzi, da pretesto per crescere. E' infatti un libro molto incentrato sulle prime volte: le prime fantastiche, imbarazzanti e insostituibili prime volte.
Tutto ciò porta all'aspetto che ho amato di più in questo romanzo: l'atmosfera.
L'atmosfera creata da King è di pura magia, fatta di tanti piccoli sciocchi particolari che ti fanno viaggiare con la mente: una spiaggia, il mare, la brezza fresca, persone che vorresti avere davvero affianco nel tuo quotidiano, a cui ti affezioni e che ti spezzano il cuore quando giri l'ultima pagina e trovi il bianco di circostanza. Un'atmosfera estiva che ti fa commuovere, che puoi respirare.
Ma nonostante tutto non state troppo sereni...il plot twist colpisce basso e duro.
Personalmente ho amato questo romanzo perché mi ha emozionato, perché ha sempre saputo suonare le note giuste sia nel contenuto che nel modo di esporlo. Ciò che mi ha lasciato alla fine è quel raro e ricercato agrodolce che ti ammalia la mente.
Ho davvero apprezzato anche la brevità dei capitoletti, poiché riescono a dare un ritmo incalzante.
Voto unico dato nel complesso 9/10