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Non si arriva mai al dunque
Un Thomas Lynley magro, sporco, barbuto e puzzolente si imbatte in un cadavere sulla costa della Cornovaglia. Rimasto da poco vedovo, dopo che la sua Helen è stata assassinata il sovrintendente di New Scotland Yard ha deciso di punirsi o di premiarsi con una specie di pellegrinaggio nella parte più selvaggia dell’Inghilterra. Sembra però che il lavoro, da cui si è dimesso non lo voglia lasciare. Così dapprima si imbatte in un ragazzo precipitato mente arrampicava, poi viene preso quasi a forza e infilato dentro le indagini. Al suo fianco arriva anche la fedele Barbara con tutta la sua carica di eccentricità, precisione sul lavoro e umanità.
Parto col dire che questo Lynley così dimesso non mi è piaciuto un granché, così come vedo poco Barbara nel ruolo della mamma/badante per il suo capo. Per il resto mi sono piaciute le cose che di solito ritrovo negli altri rrmanzi della George: belle immagini di campagna selvaggia, di mari in tempesta e di animali al pascolo. Le descrizioni sono sempre precise e coinvolgenti. Mi è piaciuto meno, invece la parte più investigativa del romanzo. Bea: la responsabile locale delle indagini coi suoi capelli fucsia, i tira e molla con l’ex marito e gli appuntamenti combinati tramite chat è poco più di una macchietta. La principale sospettata, poi ha una storia ben al di sopra dell’improbabile. Gli altri abitanti del villaggio, avrebbero potuto dare qualche brivido, ma in tanto sono troppi per riuscire a stare dietro a tutti. In secondo luogo giocano con noi a nascondino offrendoci uno spiraglio della verità, per poi nascondersi e ripresentarsi parecchie decine di pagine dopo quando siamo alle prese con qualcun altro. Secondo me il romanzo avrebbe guadagnato in efficacia se l’autrice avesse lavorato un po’ di forbice tagliando qualche comprimario e rendendo meno complicati i rapporti tra di loro. Il finale è in linea col resto del libro: pasticciato, eccessivo e poco credibile.