Dettagli Recensione
On the air
Qualsiasi scrittore riversa parte di sé stesso in quello che scrive, inconsciamente o meno.
Una verità lapalissiana, diremo anche una logica conseguenza.
Ognuno di noi è frutto del proprio vissuto, siamo il risultato di tutti gli infiniti input che dalla nascita in poi ci hanno formato, qualsiasi stimolo sensoriale, educativo, relazionale, lascia una traccia pressoché indelebile sulla nostra personalità.
Le persone che ci hanno educato, gli amici, i parenti, tutta la varia ed eterogenea umanità con cui ci siamo in qualche modo confrontati e con cui abbiamo interagito, i luoghi e gli avvenimenti vissuti, lo stato sociale, gli studi, gli amori, le esperienze di vita, tutto ha contribuito a fare di noi quello che siamo. E le nostre letture, naturalmente.
Nessun uomo è esente da questo iter formativo, non lo è quindi nessun scrittore.
Stephen King è cresciuto appassionandosi fin da piccolo ad un certo genere di avvenimenti: e perciò nell’infanzia leggeva fumetti che parlavano di mostri venuti dallo spazio, scriveva raccontini a scuola con protagonisti dinosauri risvegliatosi nella moderna New York da un sonno millenario nei ghiacci.
Nell’adolescenza si sciroppava le serie televisive “Ai confini della realtà”, un nome che è tutto un programma; da giovane adulto era affascinato e leggeva tutto quanto riusciva a trovare di autori come Bram Stoker, Mary Shelley, Edgar Allan Poe, Howard Lovecraft.
Andava al cinema a vedere i cosiddetti B-movie, film realizzati con pochi soldi e pochissimi, elementari e patetici effetti speciali che raccontavano le imprese di mummie egiziane risvegliatesi dal sonno di secoli, morti viventi vari e mostri della laguna nera.
Insomma, non è che ci portava le ragazze a limonare, consolandole per i loro spaventi, come facevano tanti, no, a lui piaceva proprio vedere questo genere di spettacoli.
Tutto questo lo ha raccontato Stephen King in persona, in un suo saggio, “Danse macabre”.
Tra i suoi autori preferiti annoverava il suo preferito in assoluto, Richard Matheson, il celeberrimo autore di tantissimi romanzi di fantascienza, oserei dire romanzi distopici, in verità, tra cui ricordiamo il notissimo “Io sono leggenda”.
Tra gli altri suoi titoli, non possiamo non menzionare “Tre millimetri al giorno”, il preferito di Stephen King; in questo romanzo, Matheson descrive l’epopea di un tale Scott Carey, il quale in seguito ad un incidente radioattivo, osserva con sgomento al suo rimpicciolimento nella statura, tanto inesorabile quanto inarrestabile, nella misura appunto di tre millimetri al giorno…con le conseguenze del caso.
Un ottimo e originale spunto narrativo, che a King fece un certo effetto.
“Elevation” è un ottimo e originale omaggio di Stephen King a tutti coloro che direttamente o meno hanno contribuito a trasformare un banale insegnante di inglese grassottello e squattrinato, ma dotato di talento e indole creativa, in uno scrittore da milioni di copie vendute in tutto il mondo, osannato da legioni di lettori di diverse generazioni che, a torto o a ragione, lo hanno proclamato the King, il Re, il re dell’Horror.
Trattasi di un racconto lungo, più che un romanzo, in pratica un racconto che, a causa dell’estrema prolificità narrativa dello scrittore americano, non si riesce mai a delimitare nell’ambito canonico editoriale di racconto, ma neanche è un testo abbastanza vasto da definirsi un romanzo.
Un testo comunque completo, esaustivo e di qualità, all'altezza dei lavori migliori dell’autore, anche se un tantino sotto alla qualità di altri analoghi racconti lunghi, quali, per esempio, i quattro piccoli capolavori, contenuti nella raccolta “Stagioni diverse”.
In “Elevation” il protagonista, Scott Carey, guarda caso, stesso nome del protagonista del racconto di Matheson, si accorge che, giorno dopo giorno, per cause imprecisate, perde peso.
Una situazione tragicomica, all'inizio, da fare invidia ai milioni di sovrappeso e oltre nel mondo che quotidianamente litigano con la propria bilancia.
Situazione che degenera in tragedia, quando ci si accorge che niente e nessuno può arrestare quel fenomeno.
Carey perde peso, ma non perde volume; le sue fattezze rimangono inalterate, ma il suo peso tende inevitabilmente a diminuire.
Questo fenomeno lo porterà, inevitabilmente, ad una tragica fine: la diminuzione di peso, a causa della forza di attrazione gravitazionale, lo porterà ad una condizione di levità, dannosa al fisico, alla densità ossea, alla consistenza stessa degli organi interni, la stessa che subisce un astronauta sulla luna, dove l’assenza di gravità letteralmente ti sbalza nell’aria, on the air, ma senza tuta spaziale a salvaguardarti.
Come fa sempre, King prende come espediente questo fenomeno insolito, e spaventoso, come pretesto per scrivere di altro.
Lo scrittore Stephen King ci narra di altro: ci descrive qui l’atmosfera retriva, ottusa, arretrata che sembra essersi instaurata negli Stati Uniti all’indomani dell’elezione a Presidente di Donald Trump.
Agli occhi del democratico King, l’America trumpiana ha tirato fuori il peggio di sé, con questa nuova deriva politico sociale, è divenuta, da nazione aperta e solidale, con un deciso passo all’indietro, un paese retrogrado e oscurantista, un posto pericoloso perché ha riscoperto l’intolleranza, l’insofferenza, l’odio di genere.
Tutto quanto detto King lo riversa nella consueta, magistrale descrizione del boicottaggio sociale, bieco e retrivo, di un’intera cittadina nei confronti di una coppia di nuove venute, colpevole agli occhi di tutti, di tutto e del contrario di tutto solo perché omosessuale.
Il classico capro espiatorio delle miserie umane, il diverso, il non allineato, il mostro.
Una situazione assurda, inconsistente, vaporosa, del tutto assurda, da sparare in orbita per liberare le anime strette nelle maglie oscurantiste, un qualcosa di inammissibile, inconcepibile, inaccettabile, ingiustificabile nei tempi moderni e nel vivere civile di benessere e progresso.
Scott Carey allora effettua una decisa scelta di campo, la sola possibile per il “buono” della storia, e come l’omino disneyano di Up che vola con la sua casetta sollevata dai palloncini, si eleva a sua volta al di sopra delle miserie umane. On the air.