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The Dome
 
The Dome 2020-03-13 10:36:24 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    13 Marzo, 2020
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The Tome

"The Dome" è un romanzo thriller con abbondanti dosi di post-apocalittico e horror, indirizzato ad un pubblico adulto e per nulla suggestionabile, viste molte delle scene descritte, al limite dello splatter.
Prendendo spunto da classici della distopia come "Noi" di Evgenij Zamjatin e da romanzi più moderni ma altrettanto angoscianti -mi sono venuti subito in mente "Cecità", "Il condominio" e "Bunker Diary"-, King crea una storia dalle atmosfere epiche, sviluppandola però nell'arco di una sola settimana. Tanto basta perché la cittadina di Chester's Mill (ovviamente, nel Maine!) si trasformi in un luogo da incubo, dove perfino l'aria da respirare diventa un miraggio.
La storia inizia un sabato mattina di fine ottobre quando un campo di forza ribattezzato poi come Cupola cala precisamente sui confini della città, causando già parecchie vittime. Questa emergenza genera da subito degli antagonismi, in particolare tra Dale "Barbie" Barbara, militare in congedo che viene incaricato dal Governo statunitense di gestire la crisi, e James "Big Jim" Rennie, venditore locale di auto usate e secondo consigliere, ossessionato dall'idea di mantenere il potere sul Mill,

«Ma conosceva la risposta. Non erano i soldi; era la città. Quella che lui concepiva come la sua città. Su una spiaggia in Costa Rica o in una tenuta in Namibia, Big Jim sarebbe diventato Small Jim. Perché un uomo senza uno scopo, anche se ricco sfondato, è sempre un uomo piccolo.»

sarà lui ad imporsi con forza come autocrate e ad arruolare una sorta di esercito privato con il pretesto di dover ristabilire l'ordine.
Ai due personaggi principali si unisce via via un cast davvero ricco (come sempre, nei romanzi di King) nel quale spiccano la reporter Julia Shumway, della quale ho apprezzato particolarmente l'evoluzione collegata al rapporto positivo con Barbie, ed il figlio di Big Jim, Junior, che si presenta fin dai primi capitoli come un antagonista molto più originale del padre: la sua discesa nella follia più totale è resa in modo magistrale e mette i brividi.

«Doveva seppellirle, naturalmente. Presto. [...]
Presto. Ma non subito. Perché era troppo rilassante.
Anche un po' eccitante. Gli altri non avrebbero capito, ovviamente, ma non c'era bisogno che capissero.»

Ma Junior non è il solo a compiere un arco discendente, perché l'intera città viene rapidamente travolta dal terrore, dando vita a grottesche scene di aggressioni, di autolesionismo, ma anche di violenza psicologia e ricatti crudeli:

«"Ma ci sono quelle pillole che prendi. Quell'OxyContin."
Andrea si sentì gelare la pelle. "E allora?"
"Andy ne ha messa via una buona scorta per te, ma se in questa corsa tu dovessi puntare sul cavallo sbagliato, quelle pillole potrebbero sparire."»

Quelli che pochi giorni prima erano amichevoli vicini si rivelano pronti al furto e all'aggressione, come nella scena in cui a Big Jim è sufficiente il lancio di un sasso per innescare l'assalto immotivato al supermercato locale. Il secondo consigliere gioca davvero bene le sue carte, soprattutto nel manipolare le fragili menti dei suoi concittadini -già provate dall'isolamento forzato- e come un novello Napoleone (il maiale antagonista de "La fattoria degli animali", non l'imperatore francese!), sfruttare lo spauracchio di Barbie e dei suoi inesistenti alleati per dipingere se stesso come un eroe.
Oltre ai trigger warning per la violenza, ritengo doveroso segnalare come questo romanzo presenti anche un folto gruppo di personaggi maschili che etichettare come sessisti sarebbe quasi un complimento; con Big Jim come scontato capofila,

«Era sicuro che [Linda] avrebbe avuto una cattiva influenza sugli altri uomini. Le donne belle ce l'hanno sempre. Era già abbastanza un guaio la Wettington con quelle tette a siluro.»

e Junior ed i suoi amici appena nominati "assistenti speciali" come seguaci,

«A Junior stava cominciando a far di nuovo male la testa ed era tutta colpa di quella troia tossica e impicciona. Quello che sarebbe successo adesso... anche quello sarebbe stato colpa sua.»

frasi offensive come quelle appena riportate sono praticamente all'ordine del giorno. A peggiorare la situazione abbiamo un continuo spalleggiamento tra questi personaggi, che vanno a coprirsi a vicenda per i rispettivi crimini. Tutto è reso in modo estremamente realistico, ma mi rendo conto che molti lettori potrebbero esserne giustamente disgustati.
Lo stile di King è sempre molto gradevole e, sebbene la storia sia ambientata nel 2009, si ha spesso la sensazione di tornare ad uno dei suoi romanzi degli anni Ottanta, soprattutto per il ripetersi di determinati schemi narrativi e di alcuni caratteri (ed esempio, l'immancabile gruppo di bambini pieno di risorse). L'autore arriva diverse volte al punto di citare se steso:

«Un'altra [teoria] era che fosse un esperimento finito male e diventato incontrollabile ("Proprio come in quel film, The Mist", aveva scritto un blogger).»

In questo passaggio, ad esempio, viene nominato il film tratto da uno dei suoi racconti più celebri.
Ho apprezzato molto l'utilizzo di tecniche come la narrazione da più prospettive, in cui King accenna ad un personaggio o ad un evento per poi svilupparlo nel capitolo successivo, e il foreshadowing:

«Dappertutto, fuori e dentro la Cupola, ci furono uccelli che andarono a schiantarsi e caddero morti; i loro cadaveri sarebbero stati uno dei modi con cui delineare in seguito il tracciato della nuova barriera.»

Anziché rovinare una svolta della trama, questi espedienti permettono di aumentare l'hype del lettore, e di rendere appetibile un volume tanto lungo.
In conclusione, un paio di riserve su questa lettura, che non possono mai mancare con una lettrice rompic... esigente come me. L'aspetto fantascientifico della storia non mi ha troppo convinta perché sembra troppo opportuno per risolvere la vicenda, come pure la parte paranormale (parlo del cane che vede i fantasmi). La traduzione non è troppo malvagia e in un libro di oltre mille pagine posso soprassedere a qualche refuso; un po' meno alla rappresentazione della Cupola in copertina che non assomiglia affatto a com'è realmente descritta nel romanzo.

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