Dettagli Recensione
Dagli squali alle ortiche
2014 - Stephanie Mailer allunga il braccio verso il capitano Jesse Rosenberg e chiede: Cosa vedi?
Lui le risponde la mano.
Io ti mostravo le dita Jesse, non la mano.
Avete visto ciò che volevate vedere, non quello che vi si mostrava.
1994 – Stato di New York, la cittadina di Orphea è in fermento per il festival del teatro, le strade sono deserte mentre tutti sono a godersi lo spettacolo. La notte frizzante viene squarciata da quattro terribili omicidi, gli agenti Jesse Rosenberg e Derek Scott, dopo una lunga indagine, incastrano il killer.
Io ti mostravo le dita Jesse, non la mano.
Avete visto ciò che volevate vedere, non quello che vi si mostrava.
Stephanie Mailer è scomparsa.
Il thriller trotta incalzante, sono brevi capitoli che terminano con una rivelazione o un nuovo quesito, il livello di suspense è altissimo. Vengo piacevolmente divorata dalle pagine come fossi donna in mare alle prese con un branco di squali, dopo che la mia barca è colata a picco.
Poi però una corposa parte del testo ruota attorno ad un evento di una tale assurdita’ da rendere la vicenda non solo inverosimile, ma ancor peggio che grottesca. Voglio serieta’ in un thriller, lascio le burle alla commedia.
Le azzurre onde atlantiche degli Hamptons, in cui sguazzavo dilaniata da predatori assassini, si trasformano in un verde campo di ortiche nella primavera della pianura Padana e io dentro a rotolarmi, senza tregua e senza antistaminici.
Seguono un’accozzaglia di personaggi e morti a bizzeffe, segnalo alla fine del volume –ormai inutile- un elenco dei soggetti principali.
Di gran lunga migliori i due romanzi precedenti, mentre di malumore termino finalmente il nostro tomo mi imbatto nel risvolto di copertina col volto del Dicker che se la ride di gusto.
Ma che ti arrabbi, mi rimprovero. Saranno pure autori di successo, ma in fondo sono solo ragazzi, lasciamo che si divertano.