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Evitate i flash forward nei thriller, grazie
“La verità sul caso Harry Quebert” dello svizzero Joël Dicker è stata la mia ultima lettura del 2019; si tratta di un thriller molto apprezzato dagli amanti del genere, tra i quali mi posso annoverare solo in parte.
L'opera si presenta come una sorta di meta romanzo, con l'autore che si nasconde dietro il suo protagonista Marcus Goldman, a sua volta romanziere di successo. Dopo un esordio eccellente, il nostro eroe è colpito però da un insormontabile blocco dello scrittore che lo porta a ritirarsi per qualche tempo ad Aurora, cittadina del New Hampshire, dove viene ospitato dal suo mentore Harry Quebert. Presto arrivano problemi ben più gravi della scrittura creativa perché nel giardino di Harry viene rinvenuto un cadavere e l'uomo diventa subito il primo sospettato di un omicidio vecchio di trent'anni; spetterà quindi a Marcus tentare di far luce sul delitto e riabilitare il nome dell'amico, approfittando al contempo per tradurre in romanzo le sue avventure.
Come giallo, questo libro svolge egregiamente il suo compito, trascinando il lettore in una spirale di eventi che si avvicendano a gran velocità soprattutto nella seconda parte del volume; la risoluzione è imprevedibile e riesce a chiarire tutti i misteri seminati nel corso della storia. Il coinvolgimento alla narrazione è merito anche dello stile molto diretto di Dicker, che predilige dei dialoghi senza pause, quasi fosse una pièce teatrale.
I personaggi sono invece il punto debole del romanzo: sono davvero un gran numero e in un primo momento è difficile ricordarli tutti, inoltre la quasi totalità è caratterizzata per stereotipi tanto da strappare più di una risata. Altro aspetto discutibile è la scelta dell'autore di anticipare alcuni eventi con dei salti temporali; in questo modo il lettore non potrà mai impensierirsi per la sorte dei personaggi.
Un ultimo appunto. Come detto, Dicker da risposta a tutti i quesiti di questo thriller, c'è però un aspetto che non ho capito per nulla: cosa dovrebbe rappresentare la foto in copertina? Qualcuno dirà, meglio questa della cover originale francese che fa spudoratamente pubblicità alla Esso; personalmente, attendo ancora delucidazioni.