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La donna che odia gli uomini che odiano le donne
Leggere il secondo volume di Millennium, a distanza di oltre due anni dalla lettura del primo, è stato come ritrovarmi all'improvviso tra vecchi amici senza che niente, o quasi, fosse cambiato. Mikael Blomkvist, Lisbeth Salander e diversi altri noti personaggi stavano lì, pronti a riprendere da dove li si aveva lasciati.
Non si fa fatica a immergersi di nuovo, seppur dopo tanto tempo, nelle atmosfere nordiche così magistralmente descritte dalla genialissima penna del compianto scrittore svedese Stieg Larsson ed è difficile affermare se sia più bello il primo o questo secondo libro della trilogia, di certo diversi per il tipo di trama, ma accomunati da uno stile narrativo a dir poco magnetico capace di tenere spesso il lettore letteralmente incollato alle pagine.
A differenza di “Uomini che odiano le donne”, “La ragazza che giocava con il fuoco”, arricchito anche dall'entrata in scena via via di nuovi volti, è del tutto incentrato sul personaggio di Lisbeth Salander, la giovane donna che odia gli uomini che odiano le donne. Un'eroina dei nostri tempi che trascina con sé un dolore profondo e una vicenda personale alquanto raccapricciante, segnata da un'ingiustizia che non potrà mai avere fino in fondo giustizia, e non soltanto per gli omicidi di cui lei viene inizialmente accusata. Tra queste pagine si ripercorre un dramma che sa dell'incredibile, mentre si consolida a poco a poco l'immagine di una delle forse meglio riuscite figure della letteratura contemporanea. Nemmeno Mikael Blomkvist, per quanto riuscitissimo anche il suo personaggio, può competere con una Lisbeth forte e tenace che nasconde nella solitudine del cuore le proprie fragilità.
Una corposa lettura che non può prescindere da quella del primo tomo e che, già alla frase di chiusura, reclama impazientemente quella del terzo e ultimo ancor più voluminoso capitolo di Millennium!
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Ho amato molto la trilogia di Larsson, è un vero peccato che non sia vissuto abbastanza a lungo da completare la serie, che nella concezione originale doveva essere formata da 10 romanzi.
Il mio preferito, con scarto ridotto sugli altri due, è il primo. Da cui è stato tratto un ottimo film di David Fincher, con Daniel Craig e Rooney Mara candidata al premio Oscar per il ruolo di Lisbeth. Te ne consiglio la visione.
Invece i libri dell'erede, David Lagercratz, sono buoni romanzi ma non paragonabili ai tre precedenti.
Ma resto per il primo: è concepito come un buon giallo, e la traccia della violenza sulle donne non è affatto trattata in modo banale.
Il secondo e il terzo volume, per quanto meritevoli, mi sembrano figli dell'interesse suscitato dal primo (che forse neanche Larsson si aspettava: pare che, quando ha messo meno al secondo libro della trilogia, avesse già iniziato a scrivere altro).
Sono film buoni, sufficienti, ma a mio avviso un po' piatti e carenti sul piano psicologico.
Il film di Fincher invece, tratto dal primo libro, è del 2011 e ne consiglio la visione perchè è davvero un ottimo lungometraggio, da parte di un grande regista e con bravi attori.
Ricordo ancora i titoli di testa disturbanti e ipnotici, marchio di fabbrica di Fincher, sulle note di un rifacimento di "Immigrant song" dei Led Zeppelin.
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